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Home » Cultura » Storia » Chi era davvero Adeline Watkins, l’amante, la complice o l’ultima vittima di Ed Gein? Il mistero fa impazzire il web

Chi era davvero Adeline Watkins, l’amante, la complice o l’ultima vittima di Ed Gein? Il mistero fa impazzire il web

Ed Gein e Adeline Watkins: la loro relazione durò 20 anni o solo 7 mesi? La verità sulla controversa storia d'amore con il serial killer di Plainfield.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene8 Ottobre 2025Aggiornato:8 Ottobre 2025
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Il serial killer Ed Gein e Adeline Watkins
Il serial killer Ed Gein e Adeline Watkins (fonte: Bettmann Archive/Getty)
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La nuova serie Netflix Monster: La vera storia di Ed Gein riporta alla ribalta uno degli aspetti più enigmatici della vita del serial killer del Wisconsin: la sua presunta relazione con la vicina Adeline Watkins. Con Charlie Hunnam nei panni di Gein e l’attrice emergente Suzanna Son in quelli di Watkins, la serie posiziona questa controversa storia d’amore al centro della narrazione, alimentando nuovamente il dibattito su cosa sia realmente accaduto tra i due.

Ed Gein, noto come il Macellaio di Plainfield, è passato alla storia non solo per i suoi crimini efferati commessi negli anni ’50, ma anche per l’influenza che avrebbe esercitato sulla cultura pop. Le sue azioni ispirarono capolavori dell’horror come Psycho di Alfred Hitchcock, Non aprite quella porta e Il silenzio degli innocenti. Ma dietro l’immagine del recluso ossessionato dalla madre Augusta si nascondeva anche una vita sentimentale che continua a sollevare interrogativi.

Nel novembre 1957, poche settimane dopo l’arresto di Gein per l’omicidio di Bernice Worden, proprietaria di una ferramenta di Plainfield, il Minneapolis Tribune pubblicò un’intervista bomba con Adeline Watkins. La donna, vicina di casa del killer, dichiarò di aver avuto una relazione romantica con Ed Gein durata oltre 20 anni. Le sue parole dipinsero un ritratto sorprendentemente umano dell’uomo che tutti conoscevano come un mostro.

“Era buono, gentile e dolce”, raccontò Watkins al giornale, aggiungendo di sentirsi quasi in colpa quando lui assecondava tutte le sue richieste. “Era così disponibile a fare le cose che volevo io che a volte sentivo di approfittarmi di lui”, confessò. La coppia, secondo il suo racconto, frequentava regolarmente cinema e taverne: lei preferiva la birra, lui ordinava frappè. Discutevano di libri, anche se raramente leggevano gli stessi titoli. “Eddie amava i libri su leoni, tigri, Africa e India”, rivelò Watkins.

Un dettaglio particolarmente inquietante emerso dall’intervista riguardava le loro conversazioni sugli omicidi riportati dai giornali. “Eddie spiegava cosa aveva sbagliato l’assassino, quali errori aveva commesso. Lo trovavo interessante”, dichiarò Watkins, senza forse rendersi conto del macabro presagio di quelle parole.

Secondo il resoconto pubblicato dal Wisconsin State Journal, durante il loro ultimo incontro nel 1955 Gein avrebbe addirittura chiesto a Watkins di sposarlo. “Non con parole esplicite, ma capii cosa intendeva”, raccontò la donna. “Lo rifiutai, ma non perché ci fosse qualcosa di sbagliato in lui. Era qualcosa che non andava in me. Credo avessi paura di non riuscire a essere all’altezza delle sue aspettative”. E persino dopo la scoperta dei suoi crimini orribili, Watkins concluse: “Lo amavo e lo amo ancora”.

Anche la madre di Adeline contribuì a costruire questa immagine rassicurante del serial killer, descrivendolo come un “uomo dolce ed educato” che riportava sempre sua figlia a casa entro le 22, rispettando religiosamente il coprifuoco imposto.

Ma circa due settimane dopo la pubblicazione di quell’articolo sensazionale, Adeline Watkins fece marcia indietro. In un’intervista allo Stevens Point Journal, la donna ritrattò gran parte delle sue precedenti dichiarazioni, definendo la storia della loro relazione ventennale “esagerata, gonfiata oltre la sua reale importanza e contenente affermazioni non veritiere”.

Suzanna Son interpreta Adeline Watkins nella serie Netflix "Monster: la vera storia di Ed Gein"
Suzanna Son interpreta Adeline Watkins nella serie Netflix “Monster: la vera storia di Ed Gein” (fonte: Netflix)

Watkins precisò che, sebbene si conoscessero da 20 anni, la loro relazione romantica era durata meno di un anno, per la precisione solo sette mesi, e anche in quel periodo gli incontri erano stati sporadici. “In realtà Gein aveva fatto visita alla signora Watkins solo per sette mesi, e anche allora in modo intermittente”, riportò il giornale. “La donna dichiarò che durante questo breve periodo, Gein si fermava a casa Watkins per passare lì il pomeriggio o la serata, e che ‘qualche volta’ la coppia aveva assistito a degli spettacoli al Plainfield Theater”.

La ritrattazione fu netta anche riguardo alle descrizioni affettuose: Watkins smentì di aver definito Gein “dolce” e minimizzò drasticamente l’importanza della loro frequentazione. Aggiunse inoltre di non essere mai entrata nella fattoria di Gein, il luogo dove furono ritrovati i resti smembrati delle vittime e un’agghiacciante camera dedicata alla madre Augusta, morta anni prima.

Cosa spinse Adeline Watkins a cambiare così radicalmente la sua versione dei fatti? Le ipotesi sono molteplici. Alcuni storici ritengono che la donna possa essere stata travolta dall’attenzione mediatica e abbia cercato di proteggere la propria reputazione dall’associazione con un serial killer. Altri suggeriscono che le sue parole nella prima intervista possano essere state travisate o amplificate dal giornalista per rendere la storia più sensazionale.

Un dato di fatto rimane incontestabile: Ed Gein non uccise mai Adeline Watkins. Contrariamente a quanto alcuni spettatori della serie Netflix potrebbero chiedersi dopo aver visto episodi in cui Watkins assiste Gein persino in una profanazione di tombe, la donna era viva e vegeta al momento dell’arresto del killer e non risulta tra le sue vittime. Le vittime confermate di Gein furono infatti solo due: Mary Hogan, scomparsa nel 1954, e Bernice Worden, il cui omicidio nel 1957 portò all’arresto del killer.

La serie Monster: La vera storia di Ed Gein, scritta dal co-creatore Ian Brennan e rilasciata il 3 ottobre 2025, si prende diverse libertà creative nel rappresentare questa relazione. Con Suzanna Son in un ruolo di secondo piano dopo Charlie Hunnam, la produzione Netflix colloca la storia d’amore al centro della narrazione, esplorando il modo in cui l’isolamento, la psicosi e l’ossessione materna hanno trasformato un uomo apparentemente mite in un predatore spietato.

È importante notare che lo stesso Ed Gein non parlò mai pubblicamente di Adeline Watkins. Durante il processo e negli anni successivi, trascorsi in istituti psichiatrici dove rimase fino alla sua morte nel 1984, il killer mantenne sempre il silenzio su questa presunta relazione. Questa assenza di conferma da parte sua rende ancora più nebulosa la verità su cosa legasse davvero i due.

La vicenda di Adeline Watkins solleva questioni più ampie su come le persone vicine ai serial killer elaborino la scoperta della loro vera natura. La sua iniziale difesa di Gein, seguita da un rapido distanziamento, rappresenta un pattern psicologico comune: il bisogno di conciliare l’immagine dell’uomo gentile che si conosceva con il mostro rivelato dai fatti.

Nel Wisconsin degli anni ’50, Plainfield era una piccola comunità rurale dove tutti si conoscevano. La fattoria decadente di Gein, isolata nelle campagne, era diventata dopo la morte della madre il teatro di orrori inimmaginabili: corpi disseppelliti, pelle umana trasformata in oggetti, teschi usati come ciotole. Eppure, per anni i vicini lo avevano considerato semplicemente uno strano recluso, un uomo timido e innocuo.

La storia tra Ed Gein e Adeline Watkins, vera o esagerata che sia, offre uno sguardo inquietante sulla capacità dei serial killer di mantenere una parvenza di normalità. Che si trattasse di un amore autentico di 20 anni o di semplici uscite sporadiche per qualche mese, resta il mistero di come un uomo capace di tali atrocità potesse anche solo simulare comportamenti sociali convenzionali.

Oggi, a distanza di quasi 70 anni da quegli eventi, la verità definitiva sulla relazione tra Gein e Watkins rimane sfuggente, intrappolata tra due versioni contrastanti e il silenzio del killer stesso. La serie Netflix, pur prendendo spunto dalla realtà storica, costruisce una narrazione che risponde più alle esigenze del dramma televisivo che alla ricostruzione filologica dei fatti. Resta però il fascino morboso di questa storia: cosa significa amare, o credere di amare, qualcuno che si rivelerà essere un mostro?

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