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Home » Attualità » “Non piangete se trovate il polonio nel tè”: l’autore di Educazione Siberiana a processo per le minacce shock ai giornalisti Rai

“Non piangete se trovate il polonio nel tè”: l’autore di Educazione Siberiana a processo per le minacce shock ai giornalisti Rai

Nicolai Lilin a processo a Milano per minacce e diffamazione contro i giornalisti Rai Stefania Battistini e Simone Traini. Le frasi sul polonio nel tè al centro dell'accusa.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene17 Ottobre 2025
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Lo scrittore moldavo Nicolai Lilin
Lo scrittore moldavo Nicolai Lilin (fonte: Bologna Today)
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Lo scrittore moldavo Nicolai Lilin, autore del celebre romanzo Educazione siberiana tradotto in 30 lingue e trasposto al cinema da Gabriele Salvatores nel 2012, sarà processato a Milano per minacce gravi e diffamazione aggravata. Al centro della vicenda giudiziaria ci sono due video pubblicati sul suo canale YouTube nell’agosto 2024, nei quali lo scrittore si scagliava con toni durissimi contro la giornalista Rai Stefania Battistini e l’operatore Simone Traini.

I due inviati erano finiti nel mirino del Cremlino dopo aver documentato, il 14 agosto 2024, un’incursione dei soldati ucraini in territorio russo, nella regione di Kursk. Il reportage, realizzato dopo che le truppe di Kyiv erano penetrate oltre il confine otto giorni prima, aveva suscitato le ire delle autorità moscovite al punto da far scattare nei confronti di Battistini e Traini un mandato d’arresto internazionale emesso dal Tribunale distrettuale Leninsky di Kursk, con l’accusa di essere “entrati illegalmente nella Federazione Russa” e una richiesta di pena di cinque anni di carcere.

Le parole pronunciate da Nicolai Verbjbitkii, questo il nome all’anagrafe dello scrittore 45enne nato in Transnistria quando era ancora parte dell’Unione Sovietica, sono finite sotto la lente della procuratrice milanese Francesca Crupi. “Auguri a questi deficienti dei nostri giornalisti della Rai che sono andati lì con i terroristi a prendere in giro e a sfruttare la gente che viene sequestrata dai terroristi”, aveva dichiarato Lilin nel primo video, riferendosi ai soldati ucraini come “terroristi”.

Ma il passaggio più inquietante era quello in cui lo scrittore evocava scenari di vendetta con riferimenti espliciti al polonio, la sostanza radioattiva utilizzata per avvelenare l’ex agente del KGB Aleksandr Litvinenko a Londra nel 2006: “Se un giorno qualcuno di questi aiutanti dei terroristi, qualcuno di questi propagandisti si troverà con un po’ di polonio nel tè, purtroppo cari amici sappiate che vi siete scavati la fossa da soli. Non dovete piangere e dire cattivi russi, non c’è democrazia, non c’è la libertà: se voi entrate sul territorio della Federazione russa all’interno di forze terroristiche sarete trattati così come vengono trattati di solito i terroristi”.

In un secondo video del 20 agosto 2024, Lilin aveva rincarato la dose rivolgendosi direttamente ai due giornalisti: “A questi due deficienti dei nostri giornalisti Rai che sono andati lì con i terroristi e che hanno fatto questo schifoso lavoro di propaganda filonazista, il mio augurio è di stare molto attenti, non accettate il tè dalla gente sconosciuta”. Lo scrittore aveva inoltre fatto riferimento ai servizi segreti militari russi Gru, affermando che “state certi che in 2, 3, 5 anni comunque vi troveranno e vi faranno a pezzi a loro modo, ovviamente io dico in modo metaforico”.

La giornalista Rai Stefania Battistini
La giornalista Rai Stefania Battistini (fonte: TGcom24)

Stefania Battistini e Simone Traini, che a causa del mandato d’arresto russo vivono tutt’oggi sotto scorta, hanno presentato denuncia tramite il loro legale Alberto Sirani non solo contro Lilin ma anche contro altri utenti che sui social network avevano rivolto loro minacce e insulti. La procura di Milano ha trasmesso alcune posizioni ad altre procure per competenza territoriale, mentre a Milano andranno a processo insieme a Lilin altri due coindagati.

Si tratta di un ingegnere 59enne che su Telegram aveva scritto: “Trattamenti israeliani per la lurida e il lercio cameraman, parenti stretti all’obitorio e loro a guardare i crisantemi dalla parte della radice”. Il suo difensore, l’avvocato Nicolò Velati, sostiene però che il commento sia stato fatto in un contesto differente rispetto a quelli di Lilin e che vi sarebbe un difetto di querela. Il terzo imputato è un disoccupato 50enne, già sposato con una cittadina ucraina, che aveva pubblicato su Telegram: “Condoglianze a questa idiota italica, vanno fucilati subito, devono fare la fine di Navalny“.

La sua legale d’ufficio, Chiara Parisi, ha definito il commento del suo assistito “polemico ma in sostanza ironico, per quanto inopportuno” e “sgradevole”, comunque “privo di specifico contenuto diffamatorio”, sostenendo che si tratterebbe di frasi “paradossali” che “non si configurano come vere minacce in quanto non provengono da un soggetto che ha alcuna anche remota possibilità di realizzarle”.

La vicenda aveva suscitato grande sconcerto nel mondo del giornalismo italiano. Paolo Perucchini, presidente dell’Associazione Lombarda dei Giornalisti (Alg), aveva espresso solidarietà ai due inviati: “Prima le minacce del governo russo e le proteste diplomatiche con tanto di convocazione dell’ambasciatrice italiana a Mosca. Poi il ritiro forzato della troupe da Kyiv, dove erano rientrati in sicurezza, voluto dai vertici della Rai. Ora l’avviso ai naviganti dello pseudo politico Lilin. La cronaca in zona di guerra e la possibilità di scoop rispondono all’unica regola del giornalismo mondiale: testimoniare i fatti. Stefania e Simone a questa si sono attenuti e a loro va la vicinanza e la solidarietà piena e assoluta””.

L’avvocata di Lilin, Eleonora Piraino, ha commentato la decisione della procura dichiarando: “Abbiamo fiducia nella giustizia che esaminerà questo caso”. La notifica del procedimento allo scrittore è stata effettuata in modo rocambolesco durante uno scalo in un aeroporto italiano, dato che Lilin aveva lasciato l’Italia nell’estate 2024 dopo aver vissuto a Milano per oltre vent’anni.

È interessante notare che nel curriculum di Nicolai Lilin figura anche una candidatura alle elezioni Europee del 2024 nella lista “Pace terra dignità” guidata dal giornalista Michele Santoro, un dettaglio che aggiunge ulteriore complessità a una vicenda già di per sé articolata. Il processo rappresenterà un banco di prova importante per stabilire i limiti della libertà di espressione quando questa sconfina in quello che la procura ritiene siano vere e proprie minacce nei confronti di professionisti dell’informazione che stavano semplicemente svolgendo il loro lavoro in una delle zone di conflitto più calde del mondo.

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