Giacomo Leopardi era affetto da una malattia, la spondilite anchilopoietica giovanile, che solitamente si palesa dopo i sedici anni e che gli avrebbe causato la celebre gobba di cui soffriva. A lungo termine, la malattia avrebbe portato il poeta al decesso prematuro, all’età di 39 anni. L’ipotesi arriva dal dottor Erik Sganzerla, neurochirurgo e direttore del reparto di sua competenza al San Gerardo-Università Bicocca di Monza.
La spondilite anchilopoietica è una malattia sistemica che va a colpire le articolazioni assiali e periferiche e che inoltre può portare a sintomi cardiaci rilevanti. I primi sintomi portano il paziente ad accusare una lombalgia infiammatoria con conseguente rigidità. Oggi questo problema viene curato con sulfasalanzina, metotrexato o antagonisti del fattore di necrosi tumorale alfa. Proprio la spondilite avrebbe causato la classica gobba caratteristica di Leopardi, in quanto questa è una delle conseguenze dell’irrigidimento della colonna lombare e dorsale.
Il dottor Sganzerla avrebbe dato questa diagnosi dopo aver approfondito le quasi duemila lettere che Leopardi aveva composto oltre ai sintomi descritti dallo stesso artista. Questa ricerca di fatto sconfessa la precedente convinzione che il poeta fosse affetto dal Morbo di Pott o da depressione psicotica.
Chiaramente quelle sulla malattia che colpì Giacomo Leopardi rimangono delle ipotesi, ma di sicuro risulta molto importante vedere esprimersi un professionista del genere dopo un attento studio e un’attenta ricerca delle condizioni del noto poeta.