Una delle scene più famose di Profondo Rosso è quella del quadro, che nella realtà fu dipinto dal pittore Francesco Bartoli, il quale però si era ispirato allo stile di un altro artista, Enrico Colombotto Rosso. Quest’ultimo infatti aveva iniziato una collaborazione per il film, per poi rinunciare. Il dipinto originale oggi si trova nel Museo degli Orrori di Dario Argento a Roma.
Per molti anni il mistero su chi avesse dipinto il dipinto che si vede nel finale di Profondo Rosso ha tenuto banco tra i fan del film di Dario Argento. Molti ipotizzavano che si trattasse di un dipinto del pittore torinese Enrico Colombotto Rosso (1925 – 2013), ma in realtà Colombotto Rosso pur avendo avviato una collaborazione per il film con Argento, se ne tirò indietro, a causa di divergenze creative. A quel punto intervenne Francesco Bartoli, un pittore di Ceccano scomparso nel 2014. Come ha confermato Dario Argento a Daniela Dello Iacovo (curatrice della mostra su Colombotto Rosso del 2022, a Torino) Bartoli si ispirò e copiò dei bozzetti di Colombotto Rosso, più che alle sue opere vere e proprie.
“Ho osservato che le note opere presenti nel film Profondo Rosso da un lato non corrispondevano allo stile del pittore che le aveva realizzate, Francesco Bartoli, dall’altro non sembravano essere, come si è ritenuto per molti anni, delle copie esatte di lavori riconducibili a Enrico Colombotto Rosso, poiché risultavano troppo disomogenee, prive di un disegno unitario” – ha detto Dello Iacovo al Giornale di Sicilia – “Ho così ipotizzato che i quadri di Bartoli si ispirassero a diversi bozzetti di Colombotto Rosso, e non a opere complete, come poi è stato confermato da Dario Argento a me e a Lorenzo Soave, con la quale ho curato la mostra”.
Come spiega il Davinotti, attualmente il dipinto originale utilizzato per il film si trova nel Museo degli Orrori di Dario Argento, ubicato all’interno del negozio Profondo Rosso, di cui è titolare Luigi Cozzi.