L’acqua del sindaco è la semplice acqua del rubinetto e viene chiamata così perché è di pertinenza del Comune. Quindi, l’acqua che arriva nelle nostre case viene familiarmente ribattezzata in questo modo come piccolo tributo al primo cittadino della propria località. In particolare negli ultimi 20 anni l’acqua comunale si distingue per i suoi rigorosi controlli. È a tutti gli effetti acqua buona e sicura, scrupolosamente analizzata attraverso impianti specifici detti Case dell’Acqua. Se si eccettua, naturalmente, per alcune situazioni limite in cui l’acqua comunale non sia potabile (ma è comunque utilizzabile per cucinare e per l’igiene personale).
Che sia una scelte molto gettonata, quella di consumare l’acqua del sindaco, lo dimostra il numero crescente di persone che in questi ultimi anni, stanno abbandonando l’acquisto di acqua confezionata, preferendo l’acqua casalinga. Tutto questo per i costi minori e soprattutto per ridurre l’impatto ambientale delle bottiglie di plastica. Anche se molte aziende hanno virato verso confezioni fatte con plastica riciclata, infatti, la questione è ancora tutt’altro che risolta.
L’idea adesso è quella di spingere il più possibile sul consumo di acqua del sindaco non solo nelle case. È dello scorso settembre, infatti, la delibera dell’Assemblea capitolina che prevede l’installazione di erogatori idrici all’interno degli uffici di Roma Capitale. “Con questa iniziativa vogliamo lanciare un segnale preciso: più consumo dell’acqua di Roma negli uffici comunali. Meno plastica e quindi sostenibilità ambientale“, ha spiegato la Presidente dell’Assemblea Capitolina, Svetlana Celli. Anche molte scuole sparse su tutto il territorio nazionale stanno lavorando affinché alunne e alunni possano bere acqua del sindaco, senza acquistare bottiglie a parte.