Gli Alcolisti Anonimi si chiamano così per garantire l’anonimato e la riservatezza, condizioni necessarie su cui si fonda l’associazione per il processo di guarigione: in questo modo viene protetto sia l’individuo che il gruppo. Il singolo si sente tutelato in quanto non viene identificato solo come alcolista e allo stesso modo viene protetto anche il gruppo, rendendo i suoi membri tutti uguali in modo tale che nessuno possa mettersi in luce per trarre vantaggi o riconoscimenti a scapito del gruppo.
Quella degli A.A. (Alcolisti Anonimi) è un’associazione nata nel 1935 negli U.S.A. dall’incontro di un agente di borsa di Wall Street e un chirurgo dell’Ohio, entrambi alcolisti, i quali si resero conto che condividendo le loro storie trovavano la forza necessaria per stare lontani dall’alcol.
I due ebbero l’intelligenza di vedere l’alcolismo come una malattia del corpo e dello spirito e non come un vizio da estirpare, fondando questa associazione di auto-mutuo aiuto in cui l’alcolista che ha smesso di bere ha una grandissima capacità di raggiungere e aiutare l’alcolista che ancora beve. Ed ecco che con empatia e immedesimazione, l’ex alcolista indica al nuovo arrivato nel gruppo la via d’uscita pur sempre mantenendo integra la propria sobrietà: ciò innesca una vera e propria reazione a catena in cui ci si aiuta l’un l’altro.
Proprio nel 1939, nel libro “Alcoholics Anonymous: The Story of How Many Thousands of Men and Women Have Recovered from Alcoholism” vengono pubblicati i Dodici Passi, una sorta di percorso che aiuterà l’alcolista a ritrovare serenità e sobrietà grazie all’aiuto di uno sponsor e della sinergia gruppo intero. Ci saranno delle riunioni con frequenza libera dove ci si confronta e si parla reciprocamente delle proprie esperienze.
Oggi grazie all’associazione degli Alcolisti Anonimi, presente in oltre 160 Paesi di tutti i continenti con più di 100.000 gruppi, si contano milioni di alcolisti recuperati.