François Vérove (1962-2021) è stato un serial killer francese, ufficiale di polizia ed ex gendarme, protagonista di uno degli eventi televisivi più insoliti della storia francese, quando è apparso ospite al quiz tv “Tout le monde veut prendre sa place” sul canale France 2. Noto come “le tueur au visage grêlé” o semplicemente “le Grêlé”, che significa “il Butterato” in riferimento alla sua pelle che si dice fosse piena di cicatrici da acne, è sfuggito alle autorità per quasi trentacinque anni, ed è considerato responsabile di almeno quattro omicidi e sei stupri avvenuti in Francia fra il 1986 e il 1994. È morto suicida il 29 settembre 2021 a Grau-du-Roi, dopo aver confessato i suoi crimini in una lettera.
Attivo negli anni ’80 e ’90 nella regione parigina, Vérove si è unito alla Gendarmerie Nationale dal 1983 al 1988 come pilota della Guardia Repubblicana. Ha proseguito la sua carriera come agente di polizia presso la polizia nazionale, in particolare presso la questura di Parigi. Membro attivo del sindacato Alliance Police Nationale, all’inizio degli anni 2000 è stato trasferito a Port-Saint-Louis-du-Rhône, nel dipartimento Bouches-du-Rhône, e poi a Montpellier, nel dipartimento dell’Hérault. Nel 2011 è stato coinvolto in un grave incidente in moto che gli ha provocato gravi conseguenze e non tornerà mai più nella polizia nazionale. In seguito è diventato consigliere comunale a Prades-le-Lez, dove vive con la sua famiglia. Ufficialmente in pensione nel 2019, si è trasferito a La Grande-Motte.
François Vérove è sfuggito alle autorità per quasi trentacinque anni, nonostante, a partire dalla fine degli anni Ottanta, gli investigatori avessero rilevato il suo gruppo sanguigno, diversi identikit e descrizioni precise della sua fisionomia. Il suo profilo genetico è stato determinato nel 1996.
“Le Grêlé” aveva un profilo criminale atipico che ha incuriosito a lungo la polizia criminale. Inizialmente assassino e stupratore di bambini, con l’omicidio di Cécile Bloch nel 1986, ha poi ucciso due adulti nel 4° arrondissement di Parigi nel 1987 (caso Politi-Müller), prima di scomparire per diversi anni. La polizia ha poi accertato il suo coinvolgimento nel rapimento e nello stupro di un bambino nel 1994 a Mitry-Mory, Seine-et-Marne, prima di perdere definitivamente le sue tracce. In diverse occasioni, durante la sua carriera criminale, ha presentato un tesserino della polizia alle sue vittime per ingannarle.
Nel 2019, François Vérove ha partecipato al game show televisivo utilizzando il suo vero nome e rispondendo alle domande del conduttore Nagui, in maniera apparentemente molto tranquilla. Durante il programma, ha persino condiviso dettagli della sua carriera nelle forze di polizia, rivelando così la sua identità senza destare sospetti. L’evento è rimasto nell’ombra fino a quando non è stato riportato alla luce dalla giornalista Patricia Tourancheau, autrice del libro “Le Grêlé: le tueur était un flic”. Successivamente, durante una puntata della trasmissione “L’heure du crime” su RTL il 26 febbraio, l’autrice ha dichiarato che la moglie di François Vérove non ha mai sospettato della sua doppia vita.
@leparisien François Vérove, tueur en série plus connu sous le nom du « Grêlé » , qui s’est donné la mort en 2021, avait participé en 2019 au jeu télévisé « Tout le monde veut prendre sa place» présenté par Nagui sur France 2. #legrêlé #toutlemondeveutprendresaplace #jeu #nagui ♬ son original – Le Parisien
Nel settembre del 2021, all’età di 59 anni, François Vérove si è suicidato in un appartamento a Le Grau-du-Roi, nel Gard, cinque giorni dopo essere stato convocato per un’udienza nell’ambito dell’indagine su “Le Grêlé”. Infatti, solo nel 2021 il dipartimento di investigazione criminale lo ha finalmente rintracciato, decidendo di interrogare quasi settecentocinquanta gendarmi che operavano nella regione di Parigi all’epoca del crimine, tra cui François Vérove. Un test del DNA ha confermato definitivamente la sua identità come il temuto serial killer, mettendo fine a una caccia durata trentacinque anni.
Nella sua lettera d’addio, Vérove ha parlato dei suoi “impulsi” e ha spiegato che il suo gesto estremo era motivato dal desiderio di non gettare vergogna sulla sua famiglia. Nonostante non abbia ammesso apertamente i suoi crimini, la sua lettera è stata interpretata come un atto di pentimento generale.
Se il true crime vi appassiona e siete a Roma, vi ricordiamo che fino al 1 aprile potete andare a vedere la mostra Serial Killer Exhibition – qui tutti i dettagli. Tra gli oggetti in mostra, ce ne sono anche alcuni che riguardano il caso del Mostro di Firenze.