È partito oggi alle 16:30, nella solenne e tradizionale cornice della Cappella Sistina, il Conclave in cui 133 cardinali si riuniranno per eleggere il 267esimo Papa della storia della Chiesa cattolica. Ma cosa accade davvero dietro le porte chiuse del Conclave? Tra antiche tradizioni, momenti di preghiera e aneddoti bizzarri, questo evento è molto più di una semplice votazione: scopriamo insieme perché.
Tutto inizia con una celebrazione carica di significato: alle 10 del mattino la Basilica di San Pietro ospita la Messa Pro Eligendo Pontifice, un momento di raccoglimento per invocare lo Spirito Santo; in un secondo momento i cardinali, in una suggestiva processione, cantano il Veni Creator Spiritus e si dirigono verso la Cappella Sistina. Qui il Maestro delle Celebrazioni Liturgiche, Monsignor Diego Ravelli, pronuncia due parole solenni: Extra Omnes, “fuori tutti”. Solo i cardinali elettori restano, pronti a iniziare l’elezione vera e propria; per un breve momento restano anche il Maestro delle Celebrazioni, il cardinale che guida la meditazione iniziale (non elettore, perché over 80) e il vice-camerlengo.
Inizia a questo punto la fase di votazione. I cardinali hanno a disposizione delle schede di forma rettangolare su cui scrivere il nome del candidato scelto, sotto la scritta “Eligo in summum pontificem” (“Eleggo come sommo pontefice”). La procedura di votazione è suddivisa in 3 fasi:
- Antescrutinium, in cui vengono sorteggiati 3 scrutatori, 3 revisori e 3 infirmarii, che raccoglieranno i voti dei cardinali infermi che non possono spostarsi da Santa Marta; successivamente i cerimonieri distribuiscono le schede elettorali ai cardinali.
- Scrutinium vere proprieque, in cui gli elettori compilano la loro scheda elettorale con un solo nome, la piegano a metà e, tenendola sollevata si spostano verso l’urna posizionata sull’altare della Cappella Sistina. Dopo aver pronunciato un giuramento di rito (“Chiamo a testimone Cristo Signore, il quale mi giudicherà, che il mio voto è dato a colui che, secondo Dio, ritengo debba essere eletto”), essi fanno scivolare la scheda dentro l’urna.
- Post-scrutinium, in cui le schede vengono mescolate e contate dagli scrutatori: se non corrispondono a quello degli elettori vengono bruciate, e la votazione si ripete; se il numero è corretto, i primi 2 scrutatori leggono i nomi in silenzio, mentre il terzo li pronuncia ad alta voce. Ogni scheda viene forata e legata all’altra, e al termine di questa fase vengono bruciate nella tradizionale stufa; a seconda del risultato vengono aggiunti speciali fumogeni per ottenere fumo bianco o nero.

Per il Conclave del 2025, che comprende 133 cardinali, il quorum da raggiungere perché venga eletto un nuovo papa è di 89 voti, ossia i due terzi dei voti dell’intero collegio. Non c’è un numero massimo di votazioni, ma dopo 33-34 scrutini senza successo si effettua un ballottaggio tra i due candidati più votati, che devono comunque ottenere due terzi dei voti dei cardinali elettori presenti.
La parola Conclave deriva dal latino cum clave, “chiuso a chiave”. E non è solo una metafora, poiché i cardinali sono completamente isolati dal mondo: niente smartphone, smartwatch, giornali o televisione. E per garantire la massima segretezza, il Vaticano ha attivato dei disturbatori di segnale e oscurato le finestre della Cappella Sistina e della residenza Santa Marta con pellicole opache. Questa segretezza non riguarda solo i cardinali: medici, confessori e persino il personale della residenza devono giurare silenzio, pena la scomunica.
Il Conclave non è però ricordato soltanto per la sua solennità: in 2000 anni ci ha regalato anche delle storie che hanno dell’incredibile: nel 1605 una rissa tra cardinali, divisi tra fazioni pro-Francia e pro-Spagna, fece scalpore, con tanto di feriti: nel 1655 uno scherzo finito male – giovani cardinali travestiti da fantasmi – causò la morte di un anziano porporato per polmonite. E poi c’è il record del Conclave più breve: nel 1503, Giulio II fu eletto in sole 10 ore, lasciando il segno con la fondazione dei Musei Vaticani e l’incarico a Michelangelo per la Cappella Sistina.