Con Terra dei Fuochi si definisce un’area tra Napoli e Caserta gravemente colpita dall’interramento e dalla combustione illegale di rifiuti tossici. Questo luogo si chiama così per via dei numerosi incendi appiccati per bruciare i rifiuti in modo rapido ed economico, con conseguente devastanti per i cittadini. Le sostanze inquinanti hanno contaminato suolo, acqua e aria, causando gravi danni alla salute pubblica. La Corte Europea dei Diritti Umani ha poche ore fa riconosciuto che le autorità italiane hanno messo a rischio la vita degli abitanti non intervenendo adeguatamente. Il problema è legato a decenni di smaltimento illecito da parte della criminalità organizzata, spesso con complicità istituzionale.

La Terra dei Fuochi è il nome con cui viene identificata una vasta area tra le province di Napoli e Caserta, tristemente nota per lo smaltimento illecito di rifiuti pericolosi e i roghi tossici che avvelenano l’ambiente. Questo fenomeno, documentato da inchieste giudiziarie e studi scientifici, nonché da lavori come Gomorra di Roberto Saviano, è il risultato di decenni di attività illecite gestite dalla criminalità organizzata, in particolare dalla camorra, che ha trasformato questa regione in una discarica a cielo aperto per rifiuti industriali provenienti da tutta Italia.
L’inquinamento causato dall’interramento di rifiuti tossici ha contaminato il suolo e le falde acquifere, mentre i roghi illegali rilasciano diossine e altre sostanze cancerogene nell’aria. Gli effetti sulla salute sono devastanti. Studi epidemiologici hanno evidenziato un’incidenza anomala di tumori, malformazioni neonatali e patologie respiratorie tra gli abitanti della zona. L’allarme sanitario è stato sollevato da numerosi medici e ricercatori, portando il caso all’attenzione della comunità scientifica e internazionale.
La Corte Europea dei Diritti Umani ha stabilito che lo Stato italiano non ha garantito adeguata protezione alla popolazione della Terra dei Fuochi, violando il diritto alla vita e alla salute. La sentenza sottolinea come le autorità non abbiano adottato misure efficaci per prevenire e contrastare il disastro ambientale, consentendo che il problema si aggravasse nel tempo. Questo riconoscimento giuridico ha spinto le istituzioni a rafforzare gli interventi di bonifica e contrasto ai traffici illeciti di rifiuti, anche se le azioni concrete restano spesso insufficienti rispetto alla gravità della situazione.
Negli ultimi anni sono stati implementati alcuni interventi, come l’installazione di telecamere di sorveglianza, l’intensificazione dei controlli sulle aziende di smaltimento e l’avvio di programmi di bonifica in alcune aree contaminate. Tuttavia, la vastità del problema e la difficoltà nel risalire ai responsabili continuano a rendere la soluzione complessa. Molti cittadini e associazioni locali continuano a denunciare la lentezza delle operazioni di risanamento e chiedono maggiore trasparenza e impegno da parte dello Stato.