È morta a 72 anni Anna Laura Braghetti, ex componente delle Brigate Rosse e figura centrale nel sequestro e nell’uccisione di Aldo Moro. La notizia è stata diffusa dalla famiglia con un comunicato sobrio: “Ci ha lasciati la nostra cara Anna Laura circondata dall’amore dei famigliari e degli amici. I funerali si svolgeranno in forma strettamente riservata. La sua comunità degli affetti“. La morte è avvenuta in seguito a una malattia.
Braghetti era nata a Roma il 3 agosto 1953 ed entrò a far parte della colonna romana delle Brigate Rosse negli anni Settanta. Il suo nome rimane indissolubilmente legato a uno dei capitoli più drammatici della storia italiana: la prigionia di Aldo Moro nella cosiddetta prigione del popolo.
Era infatti intestataria e inquilina dell’appartamento di via Camillo Montalcini 8 a Roma, dove lo statista democristiano venne tenuto sequestrato per 55 giorni nel 1978. L’appartamento era stato acquistato nel 1977 con i proventi di un precedente sequestro e doveva servire come luogo sicuro per la detenzione dell’ostaggio.

Durante il sequestro, ancora incensurata, Braghetti fungeva da copertura per gli altri tre brigatisti che stazionavano nell’appartamento. Fingeva di essere la fidanzata del cosiddetto “ingegner Altobelli”, che solo molti anni dopo si sarebbe rivelato essere il brigatista Germano Maccari. Questo espediente permetteva di mantenere un’apparenza di normalità agli occhi dei vicini.
Il suo ruolo non si limitò alla copertura: Braghetti ebbe una parte attiva anche nella gestione pratica della prigionia. Fu lei a scendere per prima a controllare le scale e aprire il box dove Moro venne caricato nel bagagliaio della Renault R4 il giorno dell’uccisione, il 9 maggio 1978. In quella circostanza intervenne anche una vicina di casa, ma Moro non gridò per non mettere in pericolo la donna, dimostrando un ultimo gesto di coraggio e consapevolezza della situazione.
Dopo la tragica conclusione del sequestro Moro, Braghetti divenne clandestina e partecipò attivamente ad alcune delle più cruente azioni della colonna romana delle Brigate Rosse. Il 3 maggio 1979, durante l’irruzione a piazza Nicosia a Roma nella sede della Democrazia Cristiana, aprì il fuoco insieme a Francesco Piccioni contro la volante della polizia di Stato accorsa su allarme. Nella sparatoria rimasero uccisi i due agenti Antonio Mea e Piero Ollanu.
Il 12 febbraio 1980, insieme a Bruno Seghetti, partecipò all’omicidio del vicepresidente del Consiglio superiore della magistratura Vittorio Bachelet, sparando per prima. La decisione di uccidere era stata presa dal comitato esecutivo delle Brigate Rosse dopo il fallimento delle trattative e la mancanza di aperture politiche per la liberazione dei detenuti comunisti.
Fu arrestata il 27 maggio 1980 e condannata all’ergastolo. Nel 1981 sposò Prospero Gallinari, uno dei fondatori delle Brigate Rosse, dal quale in seguito si separò. Non usufruì di sconti di pena e venne ammessa alla liberazione condizionale nel 2002, dopo oltre vent’anni di detenzione.
Già dagli ultimi anni della sua carcerazione, Braghetti si impegnò nel sociale con particolare attenzione ai detenuti e alle persone in difficoltà. Nel 1998 pubblicò insieme a Paola Tavella il libro “Il prigioniero” per Mondadori, oggi ristampato da Feltrinelli. Dal volume è stato tratto liberamente il film “Buongiorno, notte” di Marco Bellocchio. È inoltre autrice, insieme a Francesca Mambro, terrorista del gruppo di ispirazione neofascista Nuclei Armati Rivoluzionari, del libro “Nel cerchio della prigione”.



