Lo scontro tra Flavio Tosi, ex sindaco di Verona, e Sigfrido Ranucci, autore e conduttore di Report, ruota attorno a una inchiesta condotta nel 2014 dal noto programma televisivo nei confronti dell’allora primo cittadino scaligero e di un suo supposto collaboratore, l’imprenditore Sergio Borsato; l’inchiesta riguardava la gestione amministrativa, i rapporti clientelari, i presunti appoggio elettorale di imprenditori in odore di ‘ndrangheta e perfino l’esistenza di un supposto video hard. Di recente Ranucci ha ammesso anche di aver pensato al suicidio, in quel periodo.
Poco prima della messa in onda del servizio, però, Tosi andò in Procura, dopo aver filmato di nascosto l’inviato della trasmissione mentre svolgeva il suo lavoro, portando quelle riprese come prova del fatto che Ranucci e la sua squadra stessero allestendo un falso dossier nei suoi confronti, peraltro messo insieme con l’utilizzo di fondi neri, e citando contestualmente Ranucci in giudizio.
Il sindaco accusò Ranucci, all’epoca semplice autore del programma, di aver chiesto soldi in cambio della non divulgazione di un supposto video a luci rosse, e di aver intenzionalmente fatto passare alcune cene con personaggi di origine calabrese come abboccamenti con l’ndrangheta.
Fra querele e controquerele, partì un lungo iter giudiziario, che si sarebbe concluso solo nel 2019, dopo l’archiviazione delle accuse a Ranucci e l’apertura di un procedimento per calunnia a carico di Tosi.
Il 1° ottobre di quell’anno, infatti il tribunale di Verona ha condannato il sindaco a 3 mesi di reclusione per diffamazione, pena sospesa previo risarcimento del danno. Così, in quelle stesse ore, la pagina FB della trasmissione annunciava la svolta, riassumendo nel contempo la spiacevole vicenda
L’ex sindaco di Verona Flavio Tosi condannato in primo grado dal tribunale di Verona – giudice dr.ssa Cristina Carrara, P.M. dr.ssa Elisabetta Labate, – a 3 mesi di reclusione, con la condizionale subordinata al risarcimento del danno: l’accusa è di aver diffamato il conduttore e autore di Report, Sigfrido Ranucci.
Tosi nel 2014, nel pieno del suo mandato di sindaco, aveva fatto filmare clandestinamente da un suo emissario, Sergio Borsato, l’inviato di Report che stava realizzando un’inchiesta sull’amministrazione veronese, sui rapporti clientelari, sul presunto appoggio elettorale di imprenditori in odore di ‘ndrangheta e sull’esistenza di un video hard.
L’allora sindaco aveva depositato i nastri in procura prima della messa in onda e aveva pubblicamente accusato Ranucci di costruire un dossier falso usando fondi neri della Rai. Accusa che si è rivelata falsa. I nastri depositati alla luce di due perizie sono risultati anche successivamente modificati.
Tosi nel tentativo di impedire la messa in onda dell’inchiesta inviò anche una lettera alla dirigenza Rai chiedendo provvedimenti disciplinari nei confronti del giornalista. L’inchiesta andò invece regolarmente in onda, e ne conseguirono ben 19 tra querele e richieste di risarcimenti del danno nei confronti del giornalista, queste tutte archiviate
Sergio Borsato, dal canto suo, intervistato da Vicenza Today a ridosso della sentenza, racconta una verità più sfumata: “Tosi è stato condannato solo per aver offeso Report, nota trasmissione di approfondimento giornalistico di Rai Tre, dopo il tentativo di screditare l’ex sindaco di Verona da parte della trasmissione all’epoca condotta da Milena Gabanelli. Come è noto il capo d’accusa principale era il 368 del codice penale ossia la calunnia. Tutto ciò dimostra quanto poco ortodosso sia stato il comportamento di Ranucci e di chi gli tiene bordone.
Questo processo ha dimostrato che le scorrettezze di Report contro Tosi sono un fatto assodato. La macchina del fango produce fango. Quando ti colpisce la reazione dipende dal carattere. L’epiteto merde usato da Tosi nei confronti di Report e di Ranucci, io non l’avrei mai proferito.
Però è chiaro come in quei momenti uno pensi a tutta la sua vita: ai suoi figli, ai cari, al male preannunciato da lorsignori. Queste persone dalla loro hanno il potere mediatico, io invece sono un semplice, un uomo qualunque. Epperò mi piacerebbe avere la stessa platea e raccontare l’unica verità possibile”.
Ranucci, di recente, ha rievocato a Un giorno da pecora quel periodo difficile, ammettendo di aver pensato al suicidio: “Ho avuto un pensiero obliquo, ho pensato di buttarmi dalla finestra per quanto mi sentivo ferito. Le reazioni che c’erano in quel momento erano pesantissime nei miei confronti, ero davvero convinto di aver chiuso una carriera che ancora doveva decollare. Fu un momento veramente difficile della mia vita, il più complicato”
Il servizio di Report con le accuse a Flavio Tosi è integralmente visionabile qui