Sono state rese note da poco le cause della morte di Papa Francesco, avvenuta questa mattina alle 7,35.
Il decesso è avvenuto per “ictus cerebrale” che ha causato il “coma” e poi il “collasso cardiocircolatorio irreversibile”. L’accertamento della morte è stato effettuato “attraverso registrazione elettrocardiotanatografica”. Questo certifica il direttore della Direzione di Sanità e Igiene dello Stato della Città del Vaticano, prof. Andrea Arcangeli.
Confermato, dunque, quello che si era già diffuso nel pomeriggio quando, come riportato da alcuni organi d’informazione come il Corriere della Sera e Adnkronos, sarebbe stata fatale una crisi a livello cerebrale.
Quindi, nonostante i polmoni, causa principale del lungo ricovero al Gemelli a causa di una polmonite bilaterale, fossero tutto sommato in buono stato, il problema sarebbe stato un’emorragia cerebrale. Di certo, la fatica di questi ultimi giorni con l’esposizione all’aria e gli incontro con i fedeli hanno contribuito ad indebolire una salute già precaria. “I polmoni di Bergoglio non evidenziavano criticità o problemi respiratori eccessivi“, si legge nella nota dell’agenzia di stampa.
Per Massimo Andreoni, direttore scientifico della Simit (Società italiana di Malattie infettive e tropicali), raggiungo da Adnkronos:
“È purtroppo successo quello che era prevedibile, l’insufficienza respiratoria era complessa e seria, il Papa non riusciva a parlare ma ha ritenuto giusto andare avanti con il suo lavoro e la sua missione e questo gli va dato atto. Ha voluto esserci nella Pasqua. Probabile che sia sopraggiunto un problema cardiologico improvviso e questo in una persona di 88 anni alza il rischio di mortalità connesso all’insufficienza respiratoria. Non sappiamo neanche come sarebbe andata se fosse rimasto al Gemelli invece di andare a Santa Marta, sarebbe andata diversamente? Magari in ambiente ospedaliero sarebbe arrivata una infezione a compromettere il quadro clinico“.

Della stessa opinione Claudio Micheletto, direttore Uoc Pneumologia presso l’Azienda ospedaliera universitaria integrate di Verona e presidente dell’Associazione pneumologi ospedalieri:
“Nei giorni scorsi abbiamo visto il Papa con i naselli per l’ossigeno, rientrava – come abbiamo sempre detto – tra i pazienti con una insufficienza respiratoria che è una condizione seria. Poi la differenza la fa la salute del cuore, ma con bassi valori di ossigenazione il cuore può andare in sofferenza e si muore per un arresto cardiaco che è la conseguenza di una crisi respiratoria acuta“.
Infine, per Matteo Bassetti, direttore Malattie infettive dell’ospedale policlinico San Martino di Genova:
“Avevo espresso molte perplessità sul fatto che Papa Francesco potesse tornare alla normalità, perché conosco le infezioni respiratorie polimicrobiche che il Papa ha avuto e purtroppo possono avere alti e bassi. In queste situazioni le gravi comorbidità che affliggevano il Papa – immunodepressione per il cortisone, il sovrappeso, e l’età, hanno fatto sì che l’infezione ha avuto il sopravvento“.
Dunque, tutto si inserisce in un aggravamento delle condizioni generali di salute, culminato in un ictus.