Dopo cinque secoli di storia, la Chiesa anglicana segna una svolta epocale: per la prima volta un vescovo donna, Sarah Mullally, è stata eletta dal sinodo alla carica di arcivescovo di Canterbury. Si tratta del ruolo di primate della Chiesa nazionale del Regno Unito, il cui capo nominale è il sovrano britannico regnante, una posizione che rappresenta la massima autorità spirituale per 85 milioni di anglicani in tutto il mondo.
La designazione di Mullally arriva in un momento cruciale per la Chiesa d’Inghilterra, dopo una serie di scandali sessuali, casi di pedofilia e accuse di insabbiamento che hanno travolto diversi prelati uomini. Tra gli ecclesiastici coinvolti figura anche il suo predecessore Justin Welby, costretto a dimettersi nel novembre 2024 dopo che un’indagine indipendente aveva rivelato che non aveva informato tempestivamente la polizia di abusi fisici e sessuali ripetuti da parte di un volontario in un campo estivo cristiano.
Sarah Elisabeth Mullally, nata il 26 marzo 1962, dislessica, si laurea in infermieristica e diventa Chief Nursing Officer per l’Inghilterra nel 1999, ricevendo il titolo di Dama Commendatore nel 2005. Ordinata sacerdote anglicano nel 2002, è consacrata vescovo di Crediton nel 2015. Sposata con Eamonn, ha due figli. Negli ultimi sette anni ha ricoperto il ruolo di arcivescova di Londra, una delle posizioni più importanti mai raggiunte dalle donne nella Chiesa nata dallo scisma di re Enrico VIII. Il suo accesso a questa carica è stato possibile grazie al via libera, seppur contrastato, datato 2014 che ha aperto alle donne il ministero vescovile.
La sua elezione rappresenta un primato assoluto: è stata la prima volta nella storia della Chiesa anglicana che le donne avessero titolo a poter essere candidate per la carica di arcivescovo di Canterbury. A sancire l’esito è stata l’assemblea sinodale, che ha operato sotto la supervisione della Crown Nominations Commission for Canterbury, presieduta dall’ex capo dei servizi segreti interni britannici MI5, lord Jonathan Evans.
Mullally si presenta con le credenziali di un’innovatrice determinata a fare pulizia. Nel suo primo sermone da capo della diocesi londinese, nel 2018, ricordò apertamente un episodio emblematico: la cattedra sulla quale era stata chiamata a sedere era stata oggetto di un attentato dinamitardo, un secolo prima, da parte di suffragette radicali che invocavano il voto e pari diritti per le donne. “Lasciatemi rassicurarvi che io non ho bombe con me, perlomeno non nel senso letterale della parola”, aveva scherzato all’epoca. “E tuttavia sono consapevole che, come primo vescovo donna di Londra, sarò necessariamente una sovversiva”.
Le sfide che attendono la nuova arcivescova di Canterbury sono molteplici e complesse. Dovrà affrontare profonde divisioni interne sul trattamento delle donne e delle persone LGBTQIA nella Chiesa, gestire la preoccupazione crescente che i leader ecclesiastici non abbiano fatto abbastanza per sradicare gli scandali di abusi sessuali che perseguitano l’istituzione da oltre un decennio, e ricostruire la credibilità di una Chiesa scossa nelle sue fondamenta.
Succedendo a 105 arcivescovi uomini che l’hanno preceduta, Sarah Mullally diventa così la prima donna a guidare milioni di fedeli anglicani in tutto il mondo, portando con sé la promessa di un rinnovamento necessario e atteso. Il suo impegno sovversivo, come lei stessa lo ha definito, è destinato ora a riproporsi su scala ancora più ampia nel ruolo di primate e titolare della storica sede di Canterbury, simbolo e guida spirituale della comunione anglicana globale.
