Nelle ultime ore sta facendo molto discutere il nuovo spot delle patatine Amica Chips accusato di blasfemia per la sua irriverenza nei confronti della religione. Nel video della nuova campagna pubblicitaria 2024 si vede una fila di suore che si apprestano a fare la comunione. Quando la capofila chiude la bocca dopo aver ricevuto l’ostia consacrata, ascoltiamo uno scrocchio. Ed ecco la sorpresa: le ostie sono state tutte sostituite dalle patatine. Colpa di una suora golosa (interpretata da Federica Fabiani) che aveva riempito la pisside con le chips, trovandola vuota.
Lo spot, ideato dall’agenzia Lorenzo Marini Group, ha scandalizzato l’associazione di telespettatori cattolici Aiart, che ne ha chiesto l’immediata sospensione per la mancanza di rispetto nei confronti dell’Eucaristia. Il presidente di Aiart, Giovanni Baggio, ha definito il filmato “oltraggioso, perché banalizza l’accostamento tra patatina e la particola consacrata“. Accusando l’azienda mantovana di ricorrere appunto alla blasfemia per scopi commerciali.
Proprio per questo motivo il Comitato di Controllo dell’Istituto di autodisciplina pubblicitaria (Iap) “ha ingiunto le parti coinvolte di desistere dalla diffusione” della pubblicità. Per contrasto all’art. 10 (Convinzioni morali, civili, religiose e dignità della persona) del Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale. Questo codice prevede che “la comunicazione commerciale non deve offendere le convinzioni morali, civili e religiose“.
Sulle reti Mediaset, quelle del gruppo Cairo e altri canali, era destinato un altro video, che vedete qui sotto, in cui lo scrocchio delle patatine si sentiva da fuori. E non era collegato alla suora in fila, ma solo alla religiosa seduta in sagrestia. C’era anche una terza versione per la Rai, decisamente più classica, in cui la suora in fila consumava una vera ostia.
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Amica Chips, azienda fondata da Alfredo Moratti, è nota per le sue campagne marketing fuori dagli schemi. Come quella iconica del 2006 con l’attore porno Rocco Siffredi. Protagonista di una lunga serie di prevedibili giochi di parole “a luci rosse” sulle patatine (di cui si diceva massimo esperto). Lo spot andò in onda in versione muta, sempre a seguito dell’azione dell’Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria, fino alla fine del contratto con le reti televisive.