Il dibattito sui temi del fine vita è tornato prepotentemente alla ribalta dell’attualità italiana dopo che il 17 maggio, in provincia di Siena, Daniele Pieroni, poeta, ha potuto scegliere con lucidità e serenità di porre fine alla propria vita grazie alla sentenza 242/19 della Consulta e alla legge toscana. Il caso del sessantenne toscano, affetto dal morbo di Parkinson dal 2008, rappresenta il primo caso di applicazione della nuova normativa regionale sul suicidio medicalmente assistito.
Benché spesso confusi nel linguaggio comune, eutanasia e suicidio assistito rappresentano due pratiche mediche distinte con caratteristiche specifiche. La principale differenza risiede nel ruolo attivo o passivo del medico nel processo che porta alla morte del paziente.
L’eutanasia, dal greco “buona morte”, consiste nella somministrazione diretta di farmaci letali da parte del personale medico per provocare la morte del paziente che ne ha fatto richiesta. In questo caso, è il medico a compiere materialmente l’atto che causa il decesso. Al momento l’eutanasia è illegale in Italia.
Il suicidio assistito, invece, prevede che sia il paziente stesso a provocare la propria morte attraverso l’utilizzo di farmaci o dispositivi forniti dal personale sanitario. Il medico fornisce i mezzi necessari, ma l’atto finale viene compiuto autonomamente dalla persona malata. Grazie alla sentenza 242/2019 della Corte costituzionale, in Italia è invece possibile richiedere il suicidio medicalmente assistito, ossia l’aiuto indiretto a morire da parte di un medico.

Il panorama legislativo italiano presenta una situazione articolata. Mentre l’eutanasia rimane vietata dal codice penale, il suicidio medicalmente assistito ha ottenuto una legittimazione parziale attraverso l’intervento della Corte Costituzionale. Le condizioni richieste sono quattro: la persona che richiede il suicidio assistito deve essere lucida e consapevole nella decisione, deve essere affetta da una patologia irreversibile e incurabile, deve trovarsi in una condizione di sofferenza fisica e/o psicologica insopportabile, e deve essere tenuta in vita da trattamenti di sostegno vitale.
Il suicidio assistito, inteso come assistenza di terzi nel porre fine alla vita di una persona malata, è legittimato, ma non praticato nella maggior parte delle regioni, ad eccezione della Toscana la cui Legge Regionale definisce i ruoli, le procedure e i tempi per il suicidio medicalmente assistito.
La Toscana si è distinta come la prima regione italiana ad aver tradotto in norma regionale le indicazioni della Consulta. Il testo emendato dell’originaria proposta di legge d’iniziativa popolare è passato con 27 voti a favore (Partito democratico, Italia viva, Movimento 5 stelle e gruppo misto), 13 voti contrari (Lega, Fratelli d’Italia, Forza Italia) e un voto non espresso. Il Governo, tuttavia, ha impugnato il provvedimento, annunciando il ricorso alla Consulta. La legge resta comunque in vigore fino al pronunciamento della Corte costituzionale.
La notizia della morte di Pieroni è stata comunicata oggi dall’associazione Coscioni. L’uomo, per una grave disfagia (impossibilità a mangiare, ndr), era costretto a vivere con la Peg (nutrizione artificiale, ndr) in funzione per 21 ore al giorno. In una nota dell’associazione si legge:
“È il primo caso di morte volontaria assistita avvenuto nella Regione da quando la legge è entrata in vigore, a conferma della sua piena applicabilità in virtù di giudicato costituzionale, nonostante l’impugnazione da parte del Governo.
Aveva contattato il numero Bianco dell’associazione Luca Coscioni per ricevere informazioni su come accedere alla morte volontaria assistita. Marco Cappato gli aveva fornito tutte le indicazioni necessarie incluse le informazioni anche sulle disposizioni anticipate di trattamento, sul percorso di sedazione palliativa profonda e sul distacco dei trattamenti in corso.
Daniele ha scelto il percorso previsto dalla sentenza Cappato e ha inviato la richiesta formale all’Asl Toscana Sud Est il 31 agosto. Dopo aver ricevuto, lo scorso 22 aprile, l’esito positivo delle verifiche previste dalla sentenza della Corte costituzionale nota come ‘Cappato-Dj Fabo’, Daniele, meno di un mese dopo, ha confermato la volontà di procedere a casa. Il tutto si è svolto nel pieno rispetto della procedura prevista dalla legge toscana e delle condizioni stabilite dalla Consulta. A casa sua è stato preparato il farmaco letale, che Daniele si è autosomministrato“.
Erano presenti, su base volontaria, due dottoresse e un medico legale dell’Asl, che hanno agito con grande umanità e professionalità. Accanto a Daniele c’erano anche Felicetta Maltese, coordinatrice della cellula toscana dell’associazione Luca Coscioni, il suo fiduciario Leonardo Pinzi, le sue badanti e i familiari.