Il 5 maggio 1821 muore in esilio sull’isola di Sant’Elena Napoleone Bonaparte, figura centrale nella storia europea tra fine Settecento e inizio Ottocento. L’ex imperatore di Francia, dopo la sua definitiva sconfitta a Waterloo il 18 giugno 1815, si era imbarcato sulla fregata britannica HMS Bellerophon e consegnato volontariamente, chiedendo ospitalità in Inghilterra. Ma il governo britannico rifiuta considerandolo troppo pericoloso.
Per questo motivo decidono di deportarlo a Sant’Elena, un’isola sperduta nell’Atlantico. Partito il 7 agosto a bordo della HMS Northumberland, arriva a destinazione il 15 ottobre 1815. Da quel momento, dunque, il suo destino è di vivere in esilio sorvegliato fino alla morte, avvenuta proprio il 5 maggio 1821 a Longwood House.

La notizia della sua scomparsa, però, raggiunge il mondo e Alessandro Manzoni mesi dopo, esattamente a luglio dello stesso anno. Un evento così sconvolgente che ispira la composizione dell’ode ” Il cinque maggio”, scritta di getto in soli tre giorni e composta da 18 strofe di sei versi settenari piani. Quest’opera, però, non solo commemora la scomparsa di Napoleone, ma offre anche una profonda riflessione sul significato della gloria e sul ruolo della Provvidenza nella storia umana. L’ode si apre con il noto incipit :
Dato il mortal sospiro,
Stette la spoglia immemore
Orba di tanto spiro
Questi versi descrivono la morte di Napoleone con toni solenni, sottolineando l’immobilità del corpo privo di vita e l’incredulità del mondo di fronte alla scomparsa di un personaggio tanto importante e ingombrante. Manzoni, però, evita di nominare direttamente Napoleone, riferendosi a lui con espressioni come “Ei” o “l’uom fatale”, conferendo al testo un tono universale e atemporale. L’autore, inoltre, non si limita a celebrare le imprese militari dell’imperatore, ma si interroga sul valore effimero della gloria terrena. Per finire, poi, Manzoni affida al giudizio delle generazioni future la valutazione delle gesta napoleoniche, riconoscendo però che la grandezza dell’uomo è comunque inscritta nel disegno divino.
Nonostante, ad oggi, Il cinque maggio sia una delle opere più note della letteratura italiana, i contemporanei di Manzoni non hanno avuto l’occasione di apprezzarla pienamente. Questo a causa della censura austriaca vigente nel Regno Lombardo-Veneto. L’ode, infatti, non è stata pubblicata ufficialmente. Tuttavia, è riuscita a circolare clandestinamente raggiungendo anche figure illustri come Goethe, profondamente colpito tanto da tradurla in tedesco nel 1822.