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Home » Cultura » Che cosa vuol dire Pasqua? Ebraismo e Cristianesimo si intrecciano

Che cosa vuol dire Pasqua? Ebraismo e Cristianesimo si intrecciano

La Pasqua è una festività che affonda le sue radici nella storia religiosa e culturale del Mediterraneo antico.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino18 Aprile 2025
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la resurrezione
La resurrezione (fonte: Unsplash)
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La parola “Pasqua” deriva dall’ebraico Pèsach, che significa “passaggio”. Questo termine indica originariamente la festività ebraica che celebra la liberazione del popolo d’Israele dalla schiavitù in Egitto, come narrato nel libro dell’Esodo dell’Antico Testamento. Nel contesto cristiano, la Pasqua ha acquisito un significato ulteriore e centrale. Essa infatti rappresenta la risurrezione di Gesù Cristo, avvenuta, secondo i Vangeli, il terzo giorno dopo la sua crocifissione.

Nell’ebraismo, la Pasqua è una delle festività più antiche e significative. La celebrazione del Pèsach commemora l’evento narrato nell’Esodo 12: la fuga degli ebrei dall’Egitto dopo che Dio inflisse le dieci piaghe al faraone. L’ultima di queste piaghe, la morte dei primogeniti egiziani, risparmiò gli ebrei che segnarono gli stipiti delle porte con il sangue di un agnello, secondo il comando divino. Questo “passaggio” dell’angelo della morte è l’origine del nome Pèsach, e con esso l’istituzione di una celebrazione annuale di ringraziamento e memoria.

Durante questa festività, che cade il 15 del mese di Nisan secondo il calendario ebraico (tra marzo e aprile del calendario gregoriano), si consuma un pasto rituale chiamato Seder, ricco di simbolismi che rievocano la schiavitù e la liberazione.

uova pasquali colorate
uova pasquali colorate (fonte: Unsplash)

Nel cristianesimo, la Pasqua è la festività più importante del calendario liturgico. Commemora la resurrezione di Gesù Cristo, evento fondante della fede cristiana. Secondo i Vangeli, Gesù fu crocifisso durante la celebrazione ebraica di Pèsach, e la coincidenza temporale non è casuale. I primi cristiani reinterpretarono simbolicamente la liberazione d’Israele in chiave escatologica e spirituale, vedendo in Gesù il “nuovo agnello pasquale” sacrificato per la salvezza dell’umanità.

La Pasqua cristiana celebra quindi un altro tipo di “passaggio”, dalla morte alla vita, dal peccato alla redenzione. Questo spiega anche la scelta simbolica dell’uovo, presente in molte culture europee come segno di rinascita e fecondità, e adottato dalla tradizione cristiana come emblema della tomba vuota e della vita nuova.

La data della Pasqua cristiana non è fissa, ma si celebra la domenica successiva al primo plenilunio dopo l’equinozio di primavera. Questa regola, stabilita nel Concilio di Nicea del 325 d.C., ha l’obiettivo di mantenere la celebrazione in prossimità del Pèsach e nel periodo primaverile, carico di valenze simboliche di rinascita. La data può quindi variare dal 22 marzo al 25 aprile.

La Pasqua cristiana, pur differenziandosi nella teologia e nel rito da quella ebraica, conserva tratti comuni e segni di continuità culturale. In molte tradizioni europee, invece, si conservano elementi rituali di origine pre-cristiana legati al rinnovarsi della natura e alla fine dell’inverno (per esempio in Beltane), poi assimilati nel simbolismo della resurrezione. Un esempio linguistico di questo è rappresentato dalla parola “Easter” in inglese e “Ostern” in tedesco, che non derivano da Pèsach, ma dall’antica dea germanica Eostre, associata alla primavera e al risveglio della vita.

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