I Puffi, le piccole creature blu create dal fumettista belga Peyo, continuano a popolare la fantasia di molti ed il mercato da diversi decenni. Ma chi sono realmente questi esserini? Sono creature magiche che abitano nei boschi o semplicemente frutto della fantasia? Iniziamo con il dire che le origini dei Puffi sono avvolte nel mistero. Non si sa con certezza se siano nati da un incantesimo, da un esperimento scientifico andato storto o se siano sempre esistiti. Ciò che è certo è che vivono in armonia con la natura e sono costantemente minacciati dal malvagio mago Gargamella, che vorrebbe catturarli per trasformare in oro le loro zuppe magiche.
Dal punto di vista puramente estetico, poi, si tratta di personaggi antropomorfi alti pochi centimetri e dalla carnagione blu. Ad unirli in comunità è anche la scelta del look. Tutti loro, infatti, indossano dei pantaloni bianchi e un berretto bianco, tranne Grande Puffo. I suoi abiti, infatti, sono di colore rosso. Ad unirli, poi, anche l’elemento anagrafico. Ognuno, compresa Puffetta, ha compiuto 100 anni, fatta eccezione sempre per Grande Puffi che ne ha 54a. Niente male per una creatura alte “due mele e poco più”.
Stabilito tutto questo, però, come e quando sono nati nella mente di Peyo? L’aneddoto che ha portato alla creazione de I Puffi, chiamati “Les Schtroumpfs” in francese e “The Smurfs” in inglese, è assolutamente casuale. Tutto risale ad una cena del 1958. Il disegnatore si trovava al tavolo con diversi amici e, tra una parola e l’altra, chiede ad uno di loro di passargli la saliera. Peccato, però, che in quel momento, non ricordi il nome preciso dell’oggetto e, per farsi comprendere, usi la frase “Passe-moi le… schtroumpf!”, ossia letteralmente “Passami… il puffo!”. La parola genera ilarità tra i commensali, che continuano a scherzarci coniando anche il termine “puffare”, diventato poi un verbo tipicamente usato dai Puffi per indicare potenzialmente qualsiasi azione.
Di ritorno a casa, dunque, Peyo decide d’inserire dei nuovi personaggi, ossia i Puffi, all’interno di un fumetto cui stava già lavorando, intitolato “John e Solfamì. Si tratta delle vicende di uno scudiero e di un buffone di corte e, proprio suonando un flauto, Solfamì evoca la presenza dei Puffi, che fanno la loro prima apparizione. Da quel momento il favore del pubblico nei confronti delle piccole creature blu va crescendo fino a regalare loro una storia autonoma, che debutta nel 1959 nel numero 1107 di “Le Journal de Spirou“, un settimanale di fumetti belga. E, da quel momento, non hanno mai smesso di puffare.