Il nome di Felicia Impastato è salito agli onori della cronaca in seguito alla tragica morte del figlio Peppino Impastato. Il giornalista e attivista ucciso dalla mafia il 9 maggio 1978, nello stesso giorno in cui il cadavere di Aldo Moro fu ritrovato. Da quel momento la madre non ha mai smesso di lottare per far incriminare i responsabili. Una donna semplice, una madre come molte, è diventata il simbolo di una lotta sostenuta dall’amore e dal forte senso di giustizia.
Felicia, però, ha sempre dimostrato di avere una personalità molto forte e decisa. Primogenita di tre fratelli, Felicia Bartolotta nasce nel 1916 a Cinisi all’interno di una famiglia di agricoltori. Quando la obbligano a un matrimonio combinato, decide di fuggire proprio il giorno delle nozze. Si rifugia dal fratello e da quel momento non permette a nessunodi trascinarla all’altare per unirsi ad un uomo che non amava.
Nel 1947, però, sposa Luigi Impastato, un piccolo allevatore legato a Cosa Nostra. Quando Felicia viene a sapere di questo legame, cerca di evitare il matrimonio ma, questa volta, non riesce nell’intento. Da quell’unione nascono tre figli: Giuseppe, Giovanni, morto di meningite, e un terzo chiamato anche lui Giovanni. Il matrimonio, comunque, è sempre stato burrascoso proprio a causa dei legami malavitosi di Luigi. Un problema che si è andato ad accentuare quando il figlio Peppino inizia a lottare contro la mafia attraverso la radio libera Radio Aut.
Con la morte del marito, per un presunto omicidio, le preoccupazioni di Felicia si fanno ancora più pressanti. La donna, infatti, è consapevole di come la scomparsa del padre renda vulnerabile Peppino agli occhi della mafia. E, effettivamente, tra la notte dell’ 8 maggio e il 9, il corpo di Impastato viene posto sui binari della ferrovia insieme ad una carica di esplosivo per simulare una morte accidentale mentre stava progettando un attentato.
Da quel momento, però, Felicia inizia una lotta costante e duratura per portare alla luce la verità. Sempre con l’aiuto del figlio Giovanni e della nuora. Badalamenti, mandante dell’omicidio, ottiene una condanna solo nel 2002. Tutto questo, grazie all’impegno senza sosta della donna. Un percorso difficile e spesso senza speranza, che Felicia ha raccontato nel libro La mafia a casa mia. Muore a 88 anni nel 2004 all’interno della sua abitazione. Che oggi è la Casa memoria Felicia e Peppino Impastato.