George Orwell, pseudonimo di Eric Arthur Blair, è stato uno degli autori più influenti del XX secolo. Nato nel 1903 in India, il 22 giugno, sotto il dominio britannico, e morto il 20 gennaio del 1950 a Londra, Orwell ha trasformato la letteratura e la politica attraverso i suoi romanzi anti realistici. La sua abilità nel combinare osservazioni sociali acute con narrazioni potenti lo ha reso una voce fondamentale contro l’ingiustizia e l’oppressione.
Orwell nacque in una famiglia “lower-upper-middle class”, come lui stesso la definì, riflettendo un mix di status sociale e limitate possibilità economiche. Dopo aver studiato a Eton, dove fu allievo di Aldous Huxley, scelse una carriera nel servizio coloniale britannico come poliziotto in Birmania. Tuttavia, quell’esperienza lo segnò profondamente, facendolo diventare un critico feroce dell’imperialismo, che definì “il lavoro sporco dell’Impero”. Lasciò il servizio nel 1927 per dedicarsi alla scrittura e a una vita immersa tra i poveri e gli emarginati.
Orwell esordì con Senza un soldo a Parigi e Londra (1933), un resoconto autobiografico sulla vita dei diseredati. Seguì Giorni in Birmania (1934), un romanzo che critica il colonialismo britannico.
Negli anni Trenta, abbracciò il socialismo, ma mantenne un approccio libertario, opponendosi sia al fascismo che al comunismo stalinista. Questa posizione si consolidò durante la Guerra Civile Spagnola, dove combatté con i Repubblicani e fu ferito. L’esperienza ispirò Omaggio alla Catalogna (1938), un’opera che denuncia le divisioni interne al fronte antifascista.
Le sue opere principali, però, sono due:
- La fattoria degli animali (1945). Una favola politica che riflette sulla Rivoluzione Russa e la dittatura stalinista. Con frasi iconiche come “Tutti gli animali sono uguali, ma alcuni sono più uguali degli altri“, Orwell analizza il tradimento degli ideali rivoluzionari.
- 1984 (1949). Ambientato in un futuro distopico, il romanzo esplora i pericoli del totalitarismo, del controllo mentale e della riscrittura della storia. Concetti come “doppio pensiero” e “polizia del pensiero” sono diventati metafore universali delle manipolazioni politiche.
Orwell non fu solo un romanziere, ma anche un prolifico giornalista e critico. Nei suoi saggi difese la libertà di espressione e denunciò l’abuso del linguaggio come strumento di potere. Espressioni come “Grande Fratello” (che ha ispirato l’omonimo reality show) e “neolingua” sono oggi usate per descrivere fenomeni di sorveglianza e propaganda. La sua capacità di unire estetica e impegno sociale continua a ispirare generazioni di lettori e pensatori critici. Ancora oggi.