Friedrich Nietzsche è una delle figure più enigmatiche e influenti della filosofia moderna. La sua morte, avvenuta a Weimar il 25 agosto 1900, inoltre, è il punto finale di una parabola intellettuale e umana tormentata, segnata da genialità, isolamento e malattia. Ma come morì davvero il pensatore che scosse l’Europa con le sue opere?
La vita di Nietzsche cambia radicalmente il 3 gennaio 1889, a Torino, quando viene colpito da un grave crollo mentale. Secondo i resoconti dell’epoca, assistette al maltrattamento di un cavallo e, sconvolto, si getta al collo dell’animale piangendo. Da quel momento non si riprende più. Una dimostrazione sono le lettere confuse, note come le lettere della follia, indirizzate a personalità come Cosima Wagner o il re d’Italia.

Gli storici concordano che quell’episodio segna l’inizio di un declino irreversibile. Nietzsche viene riportato prima a Basilea, poi in una clinica psichiatrica a Jena, dove è diagnosticata una paralisi progressiva, termine usato all’epoca per indicare le conseguenze della sifilide terziaria.
Dopo il ricovero, il filosofo non è più in grado di riprendere il lavoro filosofico. Vive sotto la tutela della madre, Franziska, a Naumburg, e dopo la sua morte della sorella Elisabeth, che lo trasferisce a Weimar. Gli ultimi undici anni sono segnati da progressiva paralisi, incapacità di parlare e disturbi cognitivi.
L’immagine che circola spesso, ossia quella di Nietzsche martire della follia, consumato dalle sue stesse visioni, ha contribuito a creare una leggenda intorno alla sua figura. In realtà, gli studi medici moderni hanno confermato la diagnosi di sifilide, contratta probabilmente negli anni giovanili, anche se alcuni ricercatori hanno ipotizzato altre cause, come un tumore cerebrale o una malattia genetica. Nessuna di queste ipotesi alternative ha però trovato conferme definitive.
Nietzsche, comunque, muore il 25 agosto 1900, all’età di 55 anni, per complicazioni legate a un ictus e a una polmonite. Le condizioni erano aggravate dallo stato generale di debilitazione dovuto alla lunga malattia neurologica.