Elena Ferrante, con la sua quadrilogia L’amica geniale, ha introdotto un concetto che ha segnato il dibattito culturale: la smarginatura. Un termine che, pur non esistendo nel vocabolario italiano, descrive in maniera precisa e potente un’esperienza esistenziale che attanaglia Lila Cerullo, una delle due protagoniste, per tutta la sua vita. In sostanza si tratta di un processo profondo e radicale. È come se un individuo venisse letteralmente “smontato”, privato dei propri confini, della propria identità, fino a fondersi con il caos circostante.
È un’esperienza di dissoluzione, di annullamento, che si manifesta in momenti di estrema tensione emotiva o in circostanze particolarmente traumatiche.
Ne L’amica geniale, la smarginatura di Lila si presenta come una condizione esistenziale perpetua, un’ombra che incombe su ogni suo passo. È un’esperienza che la travolge durante la notte di Capodanno, quando assiste alla trasformazione violenta di suo fratello Rino; la ritroviamo nel suo matrimonio infelice con Stefano Carracci, e raggiunge l’apice durante il terremoto del 1980. Ecco un passo inedito di Storia della bambina perduta, pubblicato da ANSA:
“ Lila era in piedi al centro della stanza, curva, a testa china, gli occhi stretti, la fronte corrugata, le mani che tenevano la pancia come se temesse che le schizzasse via smarrendosi nello spolverio di intonaco. I secondi scivolavano via ma niente mostrava di voler tornare in ordine, la chiamai. Non reagì, mi sembrò compatta, l’unica tra tutte le forme non soggetta a sussulti, a tremiti. Pareva aver cancellato ogni sentimento: le orecchie non ascoltavano, la gola non inspirava aria, la bocca era serrata, le palpebre cancellavano lo sguardo. Era un organismo immobile, rigido, vivo solo nelle mani che a dita larghe stringevano la pancia.“
Ma quali sono le cause che portano alla smarginatura in Lila? Ad avere un ruolo cardine è, senza ombra di dubbio, il contesto sociale in cui esce e dal quale non riesce a staccarsi. In lei, però, questo stato è anche una scelta, un modo per proteggersi dalla sofferenza e dal dolore. Lila, infatti, spesso si “smarginalizza” volontariamente, annullando se stessa per sfuggire alla realtà. È un meccanismo di difesa che le permette di sopravvivere, ma che allo stesso tempo la imprigiona in un circolo vizioso.