Ekecheiria è il nome greco con cui venia indicata, nell’antichità, la così detta tregua olimpica, ossia la sospensione di qualsiasi conflitto per permettere lo svolgimento, in sicurezza, dei giochi. Questa tradizione risale al VIII secolo a.C. e diventa una sorta di principio sacro. Ma cosa prevedeva esattamente? Poco nota è la sua effettiva estensione. Questa, infatti, prevedeva solo gli Elleni. Della sua attuazione, poi, si occupavano gli organizzatori dei giochi olimpici, perlopiù gli abitanti di Elis o occasionalmente i loro rivali.
Un altro particolare non propriamente conosciuto, poi, è l’effettivo significato della tregua olimpica. Questa, infatti, non portava alla sospensione di tutte le guerre nell’Ellade, ma, piuttosto, impediva ogni disturbo o ostacolo allo svolgimento dei giochi. Per quanto riguarda l’effettiva applicazione e rispetto di questa consuetudine, erano affidati alla buona volontà delle singole città. Questo vuol dire che non c’era un controllo preposto, se non quello della piccola Elis che, non sempre riusciva ad arginare alcuni “entusiasmi” di natura bellica. Soprattutto dalla vicina Sparta. Ma non solo, A creare qualche problema, infatti, è anche la città di Pisa che vuole ottenere proprio il controllo dell’organizzazione dei giochi.
I racconti di Senofonte
Stando a quanto raccontato da Senofonte, nelle sue Elleniche, nel 364 a.C. gli abitanti di Pisa riescono ad assicurarsi il controllo e l’organizzazione dei giochi. Durante la prova finale del pentathlon, però, fanno la loro apparizione gli Elei armati di tutto punto e con un vero e proprio esercito, completo di alleati Achei. A quel punto, superata la sorpresa iniziale, i Pisatidi radunano tutte le truppe disponibili, tra cui i protettori politici arcadi. Si scatena così, una confusa battaglia nel ristretto spazio dell’Altis, una valle dove si trovava un santuario dedicato a Zeus e che era stato scelto come posto per svolgere delle gare.
Questo vuol dire che, molto probabilmente, si trovavano presenti diversi spettatori. Lo spettacolo che si presenta è, però, nettamente diverso da quello sportivo. Gli Elei, infatti, cercano di raggiungere l’altare di fronte al tempio di Zeus, ma non riescono nell’intento a causa della resistenza più accanita e dal fitto lancio di oggetti dai tetti delle costruzioni. La sera, dunque, decidono di ritirarsi progettando un nuovo stacco. La mattina successiva, però, trovano delle palizzate erette durante la notte e decidono di desistere. Tutto questo, dunque, dimostra come la tregua olimpica fosse un concetto non propriamente rispettato fin dai tempi antichi.
La tregua nei tempi moderni
Dal 1992 il Comitato Olimpico Internazionale ha tentato di far rivivere questa tradizione. invitando tutte le nazioni partecipanti ad osservare la tregua. Nella risoluzione 48/11 del 25 ottobre 1993, poi, si stabilisce che questa deve iniziare il settimo giorno precedente l’apertura ufficiale dei giochi e durare fino al settimo giorno successivo la chiusura.
Questo, però, non è stato sufficiente. Dal 1994, infatti, il Presidente dell’Assemblea Generale ha iniziato a fare un Appello Solenne per l’osservanza di una tregua durante le Olimpiadi. Dal 2006, l’ONU ha lanciato appelli anche per i successivi Giochi paralimpici. Anzi, questo viene lanciato ogni due anni, poco prima dell’inizio delle Olimpiadi e delle Paralimpiadi estive o invernali. Che venga ascoltato o rispettato, però, è tutto un altro discorso.