Il 3 giugno 1968, Andy Warhol venne raggiunto da diversi colpi di pistola nel suo ufficio al 33 di Union Square West, a New York. A sparare fu Valerie Solanas, una scrittrice radicale convinta che l’artista volesse derubarla delle sue idee. Warhol, dichiarato morto per qualche istante, sopravvisse dopo un intervento durato ore, ma il suo corpo e la sua mente non furono mai più gli stessi. L’episodio lo rese più paranoico e riservato, accentuando la sua già intensa paura degli ospedali. Questo terrore si rivelò fatale. nel 1987, dopo anni di rinvii, si sottopose a un’operazione alla cistifellea da cui non si risvegliò mai più.
Solanas era una figura marginale nel mondo artistico newyorkese e autrice dello SCUM Manifesto, un’opera estremista che auspicava l’eliminazione del genere maschile. Ossessionata dall’idea che Warhol le avesse sottratto il manoscritto di una sua commedia, iniziò a tormentarlo con richieste e minacce. Il giorno dell’attacco, armata di una Beretta, fece irruzione nel suo ufficio e sparò tre colpi: Warhol venne colpito a più organi vitali, mentre l’altro bersaglio, il critico d’arte Mario Amaya, riportò ferite più lievi.

Warhol trascorse due mesi in ospedale e, per il resto della sua vita, fu costretto a indossare un corsetto chirurgico per tenere insieme gli organi compromessi. L’incidente lo rese ancora più schivo e selettivo nelle frequentazioni, riducendo il suo coinvolgimento nelle scene più trasgressive della Factory, il suo iconico laboratorio creativo. Nel tempo, si concentrò su progetti più commerciali, come la fondazione della rivista Interview, e sulla produzione artistica legata alla morte, tra cui celebri serie di teschi e pistole.
Le ferite subite nel 1968 ebbero conseguenze a lungo termine. Warhol soffrì di problemi di digestione, anemia e debolezza cronica. La sua paura per gli ospedali lo spinse a posticipare un’operazione alla cistifellea fino a quando il problema divenne un’emergenza. Il 22 febbraio 1987, dopo un intervento apparentemente riuscito, morì improvvisamente per un arresto cardiaco. La sua famiglia intentò una causa contro l’ospedale, sostenendo che Warhol fosse stato sovra idratato durante l’operazione, causando una pressione interna fatale. Il caso si concluse con un accordo extragiudiziale da 3 milioni di dollari.
L’eredità di Andy Warhol rimane indelebile: le sue opere, dalle Campbell’s Soup Cans ai ritratti di celebrità, hanno ridefinito l’arte contemporanea. La sua morte prematura, però, resta legata all’ombra di quel giorno del 1968, quando tre proiettili cambiarono il corso della sua vita.