Ci sono delle parole che, al solo pronunciarle evocano immagini di terrore, follia ed una minaccia alla libertà degli individui. Tra tutte, però, poche hanno lo stesso impatto di quelle utilizzate per definire il titolo Mein Kamp. Traducendo letteralmente, ossia La mia battaglia, nulla lascia presagire il potere che questo libro, scritto nel 1925 da Adolf Hitler avrà sulle generazioni future e, soprattutto, sulle sorti del mondo. Al suo interno, infatti, il futuro leader della Germania, tratteggia il programma del partito Nazista.
La pubblicazione è divisa essenzialmente in due parti. La prima riporta elementi di carattere autobiografico legati alla giovinezza di Hitler. Il secondo, invece, contiene le linee guida di quella che diventerà la dittatura in grado di mettere a ferro e fuoco l’Europa. E non solo. Nelle sue pagine, infatti, sono visibili, già elementi che inneggiano all’antisemitismo e alla superiorità della razza ariana.
Come nasce il Mein Kamp
La Storia riporta notizie dettagliate su come e quando Hitler inizia a scrivere il Mein Kamp. È il 1924 e sta trascorrendo un periodo di reclusione all’interno del carcere di Landsberg am Lech. Il 1 aprile di quell’anno, viene arrestato per atti d’insurrezione bin seguito al tentativo fallito del colpo di stato di Monaco. La prima parte, dunque, viene dettata a voce dallo stesso Hitler e poi dattiloscritta da Rudolf Hess, compagno di prigionia e successivamente segretario personale. Oltre che suo più grande seguace.
La prima parte viene pubblicata nell’estate del 1925, per la precisione il 18 luglio. La seconda, invece, nel 1926. Per avere la versione intera si deve aspettare il 1930. Il titolo originale doveva essere Quattro anni e mezzo di lotta contro menzogna, stupidità e codardia che, ovviamente, venne cambiato dall’editore nel più breve ed efficace Mein Kamp. Questa, dunque, la sua genesi.
Ma cosa è accaduto all’opera una volta che la Germania nazista è stata sconfitta nella Seconda Guerra Mondiale? In quel momento i diritti di autore sono passati direttamente allo stato della Baviera che, però, non ha mai autorizzato nessuna nuova pubblicazione in Germania. Almeno fino al 2016. In quell’anno, infatti, i diritti sono scaduti e questo ha portato ad una nuova pubblicazione, la prima autorizzata dal 1945.
I temi del Mein Kamp
In questo saggio. Hitler riversa tutto il suo odio verso il comunismo e il capitalismo, considerandoli i nemici da combattere. Oltre a questo, poi, progetta la rinascita della Germania che, per avvenire, ha bisogno del così detto spazio vitale, conquistato a discapito di altri. Da qui, dunque, si può capire l’ansia di espansione territoriale che ha portato subito all’invasione della Cecoslovacchia e della Polonia.
Nel corso dell’opera, Hitler inveisce contro gli ebrei e i socialdemocratici, così come contro i marxisti. Annuncia di voler distruggere completamente il sistema parlamentare ritenendolo per lo più corrotto, sulla base del principio secondo cui i detentori del potere sono opportunisti per natura. Per finire, poi, Hitler si presenta come “Übermensch”, ossia il Superuomo. Un concetto filosofico che trae dall’opera Così parlò Zarathustra di Friedrich Nietzsche. Un collegamento, questo, che mette in evidenza il populismo e l’ignoranza di cui era affetto Hitler.
Il futuro leader del nazionalsocialismo, infatti, dimostra di non conoscere o non aver compreso pienamente l’opera di Nietzsche. Il filosofo, infatti, in più di un’occasione si era dichiarato assolutamente contrario all’antisemitismo e a chiunque lo sostenesse. Un altro elemento, poi, che dovrebbe far riflettere sulla “validità” delle teorie espresse all’interno di Mein Kamp, poi, è anche la celebrazione di Mussolini che Hitler considera come il suo principale ispiratore politico e grande leader. Due aspetti che la Storia ha ampiamente contraddetto.