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Home » Cultura » Di cosa parla Quaderni di Serafino Gubbio operatore di Luigi Pirandello, tra i temi della Maturità 2024

Di cosa parla Quaderni di Serafino Gubbio operatore di Luigi Pirandello, tra i temi della Maturità 2024

Trama e argomento di Quaderni di Serafino Gubbio operatore di Luigi Pirandello, presente nelle tracce della maturità 2024.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino19 Giugno 2024
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Luigi Pirandello
Luigi Pirandello legge uno scritto (fonte: Rai Scuola)
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Tra le tracce del tema d’italiano alla maturità 2024 spicca quella dedicata a Luigi Pirandello. In particolare a un’opera poco nota del grande autore siciliano, Quaderni di Serafino Gubbio operatore. Si legge nella traccia che il romanzo affronta il tema del progresso tecnologico, invitando candidate e candidati a riflettere su questo. Pubblicato nel 1925 dopo una prima uscita nel 1916 con il titolo Si gira…, il libro racconta l’esperienza di Serafino Gubbio, appunto, operatore cinematografico.

Spinto dalla curiosità e dalla paura nei confronti del cinema, Luigi Pirandello utilizzò il protagonista della storia per indagare limiti e possibilità di un’arte all’epoca ancora nuova. E tutta da esplorare.

La trama

Quaderni di Serafino Gubbio operatore copertina
Edizione del 1991 di Quaderni di Serafino Gubbio operatore (fonte: Liceo Gullace)

Serafino è un cineoperatore della casa cinematografica Kosmograph. Ogni giorno appunta in un diario tutti gli eventi, grandi e piccoli, che capitano alle persone del suo ambiente. L’uomo è interessato a Varia Nestoroff, una vamp, attrice che seduce e distrugge gli uomini. Serafino, dal canto suo, conduce una vita modesta. Amplificata da un lavoro che gli toglie ogni passione.

“Finii d’esser Gubbio e diventai una mano“.

Nell’epilogo del racconto, Serafino riprende una scena terribile. L’attore Aldo Nuti, ex amante della Nestoroff, lotta contro una tigre per difendere la donna. Ma rivolge la pistola contro di lei. E viene a sua volta sbranato. Lo shock è tale da rendere Serafino muto.

Luigi Pirandello e il cinema

Luigi Pirandello e Marta Abba
Luigi Pirandello e Marta Abba (fonte: La Repubblica)

Il romanzo è in forma diaristica, Gubbio cioè appunta nei suoi quaderni, appunto, i suoi pensieri sulla società dell’epoca e sul progresso tecnologico. Riprendere, senza animo, una scena è per il protagonista fonte di alienazione. Che lo porta a essere una macchina senza affetti.

Come ogni lavoro dello scrittore premio Nobel, poi, affiora anche in Quaderni di Serafino Gubbio operatore il tema dell’identità. Elaborato attraverso una “scissione” del protagonista tra ruolo sociale e vero io.

In particolare, Serafino, quindi Luigi Pirandello, considera il cinema come una forma d’arte superficiale se non addirittura pericolosa, poiché manipola le emozioni umane. Ma se la tecnologia può interferire così tanto nella vita umana, dove potrà mai arrivare? Un interrogativo che sottolinea come Pirandello abbia in qualche modo intuito quello che sarebbe venuto dopo.

Tuttavia, lo stesso Pirandello si ricredette sulla potenza della Settima Arte. Ecco cosa scrisse al riguardo nel 1930 in una lettera alla compagna Marta Abba:

“L’avvenire dell’arte drammatica e anche degli scrittori di teatro è adesso là. Bisogna orientarsi verso una nuova espressione d’arte: il film parlato. Ero contrario, mi sono ricreduto“

La dichiarazione arrivò a tre anni dall’introduzione del sonoro e a sei dalla prima trasposizione cinematografica di un suo romanzo, Il fu Mattia Pascal, diretto da Marcel L’Herbier.

Luigi Pirandello fu molto amato dal cinema. Grandi autori come Marco Bellocchio, i fratelli Taviani, Vittorio De Sica hanno diretto film tratte dalle sue opere. Non ultimo, citiamo il film di Roberto Andò, La stranezza, di cui Pirandello, interpretato da Toni Servillo, è in qualche modo ispiratore. E che racconta in maniera creativa la nascita di Sei personaggi in cerca d’autore.

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