Mario Monicelli, uno dei più grandi maestri della commedia all’italiana, è nato a Viareggio nel 1915 ma è riuscito, nel corso degli anni, non solo a diventare romano d’adozione ma, soprattutto, monticiano. Il regista, infatti, ha vissuto per molti anni nel cuore di Roma, in Via dei Serpenti 56, nel rione Monti, uno dei luoghi più autentici e caratteristici della capitale tra il Colosseo, i Fori Imperiali e Via Nazionale. Una presenza che la città e gli stessi monticiani hanno omaggiato con una targa accanto al suo portone per ricordare non l’artista, ma l’uomo che ha vissuto sempre in prima persona quel tessuto sociale.

A conquistare la sua attenzione, probabilmente, è stato il sapore della Roma popolare, fatta di vicoli, botteghe artigiane, trattorie e scorci improvvisi su monumenti millenari, che il rione ancora conserva. D’altronde Monicelli è sempre stato un regista profondamente legato alla realtà, al linguaggio quotidiano, all’umanità più vera e concreta. La stessa che, nei lunghi anni della sua vita ha potuto incrociare nelle strade e nei negozi che ha sempre frequentato.
Per il rione Monti, infatti, il regista non è mai stata una presenza illustre, avulsa dal contesto e da guardare da lontano. Al contrario Monicelli ha trascorso anni immerso nella quotidianità del luogo rispondendo ai saluti, rifiutando ruvidamente l’appellativo di maestro e fermandosi a scambiare opinioni e racconti con diversi personaggi come Roberto, il proprietario di un chiosco di giornali in Piazza Madonna dei Monti che, ad oggi, non esiste più.
Allo stesso modo ha frequentato i caffè storici della zona, come il Bar Monti, dove spesso incontrava sceneggiatori, attori e amici. È stato anche un grande camminatore. Non era raro, infatti, vederlo percorrere a piedi le vie del centro storico, con passo deciso e sguardo curioso, come se stesse sempre cercando una nuova inquadratura o un dettaglio per un film che ancora non aveva scritto.
Un sentimento di appartenenza, dunque, che il rione Monti ha condiviso e mostrato fino all’ultimo attendendola in piazza anche nel giorno dell’ultimo saluto. A pochi giorni dalla sua tragica ma consapevole morte, infatti, Monicelli è tornato in “piazzetta” per ricevere l’abbraccio di tutti quelli che, nel corso del tempo, lo hanno conosciuto, salutato o solamente incrociato. Un onore che questo luogo così particolare ha riservato solo ed esclusivamente ai suoi monticiani, di nascita o di cuore.