Di tutti gli aneddoti relativi alla vita di Franz Kafka, il grande scrittore praghese scomparso il 3 giugno del 1924, uno in particolare desta da sempre l’attenzione del pubblico. Si tratta della storia della bambola viaggiatrice che mostrava la tenerezza di Kafka nei confronti dei bambini. Ebbene, la storia è assolutamente vera. Ma di cosa parliamo? Nell’anno della sua morte, Kafka incontrò al parco Steglitz di Berlino una bambina, Elsi, addolorata per aver perso la sua bambola. La bimba era inconsolabile. Così, lo scrittore decise di inventare una favola per dare la possibilità alla piccola di elaborare quella perdita. Scrisse così una lettera e disse a Elsi che era proprio da parte della sua amata Brigida. La “bambola” raccontava di essere partita per un viaggio, di aver individuato il postino delle bambole per recapitarle la missiva.
“Per favore non piangere, sono partita in viaggio per vedere il mondo, ti riscriverò raccontandoti le mie avventure“. Elsi si sentì meglio immediatamente.
La vicenda è stata confermata dalla compagna di Kafka, Dora Diamant e divenne un libro “Kafka e la bambola viaggiatrice” di Jordi Sierra I Fabra. Nel libro è stata riportata una dichiarazione dettagliata di Diamant, che ben spiegava la dedizione dello scrittore per quella bugia. Quando scrisse la lettera di Brigida, infatti, era emozionato come se stesse scrivendo un vero romanzo.
“Si mise al lavoro in tutta serietà, come si trattasse della creazione di un’opera. Era nella stessa condizione di tensione in cui si trovava non appena si sedeva alla scrivania o stava anche solo scrivendo a qualcuno. Tra l’altro, si trattava effettivamente di un vero lavoro, essenziale al pari degli altri, perché la bambina doveva assolutamente essere resa felice e preservata dalla delusione. La menzogna doveva dunque essere trasformata in verità attraverso la verità della finzione. Il giorno successivo portò la lettera alla bambina, che l’attendeva al parco. La bambola spiegava che ne aveva abbastanza di vivere sempre nella stessa famiglia ed esprimeva il desiderio di cambiare un po’ aria, in una parola, voleva separarsi per qualche tempo dalla bambina, cui per altro voleva molto bene. Prometteva tuttavia di scrivere ogni giorno – e Kafka scrisse effettivamente una lettera ogni giorno, raccontando di sempre nuove avventure, le quali, seguendo il particolare ritmo vitale delle bambole, si snodavano in modo rapidissimo”.
Quel gioco durò all’incirca tre settimane, durante le quali Kafka effettivamente raccontava le avventure di Brigida a Elsi. Fino a quando, appunto, non decise un finale epico. Nell’ultima lettera, dunque, Kafka fece dire a Brigida di essersi fidanzata. E che che dopo le nozze avrebbero dovuto rinunciare a vedersi. Elsi, però, prese la separazione con cuore leggero. Tutto questo, grazie alla dolcezza di Frank Kafka.