Migliaia di persone si sono radunate nelle strade di Kathmandu per celebrare un evento straordinario: l’insediamento di Aryatara Shakya, una bambina di soli 2 anni, come nuova Kumari del Nepal, la dea vivente venerata sia dagli induisti che dai buddisti. La cerimonia, avvenuta martedì 30 settembre durante l’ottavo giorno del festival indù Dashain, ha segnato l’inizio di una nuova fase nella vita della piccola, che lascerà la sua famiglia per trasferirsi nel tempio-palazzo Kumari Ghar, dove risiederà per diversi anni.
Ieri era solo mia figlia, oggi è una dea. Mia moglie durante la gravidanza sognava che fosse una divinità, e sapevamo che sarebbe stata qualcuno di molto speciale.
Queste sono state le parole di Ananta Shakya, il padre di Aryatara, espresse con orgoglio ed anche una certa commozione poco prima di poco prima di attraversare le strade della capitale con la bambina tra le braccia, mentre i fedeli le rendevano omaggio secondo la tradizione indù di toccare la propria fronte ai piedi della divinità, offrendole fiori e denaro. L’atmosfera, ovviamente, era di festa e devozione, con canti e celebrazioni che hanno accompagnato ogni momento del percorso. Ma qual è il destino che spetta a queste piccole divinità viventi?

Aryatara prende il posto di Trishna Shakya, che aveva servito come Kumari per otto anni, dall’età di 3 anni fino agli 11. Secondo la tradizione, le ragazze selezionate mantengono il ruolo fino a poco prima della pubertà. Con l’arrivo dell’adolescenza, infatti, si ritiene che perdano lo status divino e tornino a essere mortali. Trishna, dunque, ha lasciato il tempio-palazzo attraverso l’ingresso posteriore, accompagnata dalla sua famiglia e dai sostenitori, dopo aver partecipato al festival Indra Jatra del mese scorso, durante il quale è stata trainata su un carro dai devoti.
Come, però, si riesce ad identificare la nuova dea? Il processo di selezione della Kumari è estremamente rigoroso e segue criteri ben definiti tramandati da generazioni. Le candidate devono avere un’età compresa tra i 2 e i 4 anni e appartenere ai clan Shakya della valle di Kathmandu. I requisiti fisici sono particolarmente severi: la bambina deve avere pelle, occhi, denti e capelli perfetti, senza alcuna imperfezione. Non deve mostrare paura del buio e deve sempre indossare abiti rossi. Una volta selezionata, sulla fronte della Kumari viene dipinto un terzo occhio e i suoi capelli sono raccolti in alto, secondo il cerimoniale.
La vita della dea vivente, però, è caratterizzata da un isolamento quasi totale dal mondo esterno. La Kumari può uscire dal tempio-palazzo solo in occasione dei festival religiosi, che si svolgono poche volte all’anno, e può avere un numero limitato di compagni di gioco selezionati. Questa reclusione, pur essendo parte della tradizione sacra, ha sollevato nel tempo alcune preoccupazioni sul benessere delle bambine.
Negli ultimi anni, tuttavia, alcune modifiche sono state introdotte per rendere meno severa l’ esistenza di queste piccole dee. Oggi la Kumari ha accesso alla televisione, riceve istruzione attraverso tutor privati che le impartiscono lezioni a domicilio e, una volta terminato il periodo di servizio, riceve una pensione mensile di circa 110 dollari. Questi cambiamenti rappresentano un tentativo di bilanciare il rispetto per una tradizione millenaria con le esigenze di una vita moderna e il diritto all’educazione delle bambine.



