Il Signore degli Anelli rappresenta uno dei più ambiziosi progetti letterari del XX secolo, un’opera monumentale che John Ronald Reuel Tolkien concepì come un’intera mitologia con lo scopo di creare un pantheon narrativo completo per i paesi anglosassoni, che sentiva mancassero di una tradizione fantastica paragonabile a quella nordica o celtica. La grande saga epica fantasy dello scrittore inglese, sudafricano di origine, è ambientata alla fine della Terza Era, nella Terra di Mezzo, e la sua genesi è il frutto di decenni di appassionato lavoro creativo.
La storia de Il Signore degli Anelli inizia molto prima della sua pubblicazione, avvenuta il 29 luglio del 1954. Già a partire dagli anni ’10 del XX secolo, Tolkien ideò una lingua artificiale, l’elfico, ispirandosi in parte al finlandese. Fu proprio questa invenzione linguistica (caratteristica tra le più belle della straordinaria creazione di Tolkien) il catalizzatore che portò alla creazione dell’intera mitologia della Terra di Mezzo. Il mondo in cui è ambientato Il Signore degli Anelli nasce dalla passione dell’autore per la filologia e per la lingua e la letteratura anglosassone.

Dopo il successo de Lo Hobbit, Tolkien non intendeva scrivere un nuovo libro, ma cominciò a pensare alle avventure di “un nuovo hobbit” in seguito alle continue pressioni dei suoi editori. Tuttavia, quella che iniziò come una semplice continuazione si trasformò in qualcosa di molto più grandioso e complesso.
L’opera narra la missione dello hobbit Frodo che deve distruggere l’Unico Anello nel fuoco del Monte Fato per impedire al malvagio Sauron di conquistare la Terra di Mezzo. Accompagnato dal fedele Sam e guidato dal mago Gandalf, Frodo attraversa terre pericolose mentre i suoi compagni combattono la Guerra dell’Anello per dare tempo alla missione di riuscire.
La composizione del romanzo fu laboriosa e si protrasse per anni, a causa del perfezionismo dell’autore e della vastità del progetto. L’opera era concepita all’inizio da Tolkien per essere pubblicata in un unico grande volume, ma la crisi economica post-bellica rese impossibile reperire così grandi quantità di carta. Fu così che il romanzo venne diviso nella celebre trilogia che conosciamo oggi.

I tre volumi uscirono nelle librerie tra il 1954 ed il 1955, ma la divisione fu puramente editoriale. Tolkien aveva infatti concepito l’opera come un’unità narrativa composta da sei libri interni, ognuno con un titolo specifico.
L’autore non gradì particolarmente alcuni dei titoli editoriali scelti, specialmente “Il ritorno del re”, che riteneva rivelasse troppo del finale della storia. Avrebbe preferito “La guerra dell’anello”, ma gli editori respinsero questa proposta.
Ciò che rende unica l’opera di Tolkien è l’incredibile profondità del mondo creato. L’autore sviluppò genealogie complete dei personaggi, con relativi linguaggi, calendari, tradizioni religiose e storie per ogni popolo. Questo materiale supplementare, raccolto nelle appendici e in opere come Il Silmarillion, testimonia l’approccio scientifico e metodico con cui Tolkien costruì la sua mitologia.
Il successo dell’opera superò ogni aspettativa. Per la metà degli anni ’60 il libro, grazie all’enorme diffusione avuta negli Stati Uniti d’America, era diventato un vero e proprio fenomeno culturale. L’impatto fu così significativo che nacque il termine “Tolkienesque” per indicare opere che si ispiravano ai temi e ai motivi del capolavoro inglese.
In Italia, la prima pubblicazione parziale avvenne nel 1967, ma solo nel 1970 l’editore Rusconi pubblicò il romanzo completo, rendendo accessibile al pubblico italiano questa straordinaria saga che ha definito il genere fantasy moderno.
L’opera rappresenta molto di più di una semplice storia d’avventura: è una riflessione profonda sui temi universali della lotta tra bene e male, dell’amicizia, del sacrificio e della speranza. E ha trovato al cinema, nell’adattamento di Peter Jackson, il contraltare ideale.