Il Futurismo fu un importante movimento artistico, letterario e culturale che scosse l’Europa nella prima metà del ‘900; esso si poneva come un movimento di rottura rispetto ai canoni del passato, e fu fortemente influenzato dal periodo di grandi cambiamenti e scoperte tecnologiche che il Vecchio Continente stava attraversando. Il suo fondatore fu Filippo Tommaso Marinetti, un artista a 360° ma soprattutto un letterato e un poeta, nonché figura assai controversa per il suo sfrenato militarismo e per la sua amicizia con Benito Mussolini.
Filippo Tommaso Marinetti nacque ad Alessandria d’Egitto nel 1876 da una famiglia benestante (suo padre era un brillante e famoso avvocato): ciò gli consentì per tutta la vita di viaggiare a suo piacimento in tutto il mondo, finanziare la pubblicazione delle sue stesse opere e mettere a disposizione gallerie e teatri per gli artisti che sosteneva. Da giovane visse e studiò a Parigi, dove si diplomò e cominciò a scrivere le sue prime poesie in francese: già da queste opere si evincevano il suo carattere forte e le sue idee originali, che gli fecero guadagnare il soprannome di “Caffeina d’Europa”.
Dopo alcuni pesanti lutti in famiglia, Marinetti si butta a capofitto nella letteratura e nella poesia, influenzato fortemente dalle opere di Mallarmé, Carducci e soprattutto D’annunzio, con cui sviluppò un rapporto travagliato. La stima nei suoi confronti non era infatti ricambiata dal Vate d’Italia, che lo considerava “un cretino fosforescente” e lo superò sempre per fama e consensi da parte dei colleghi.
Nel 1908 un incidente d’auto spinge Marinetti a rompere definitivamente con lo stile (liberty e simbolista) adottato in passato e fondare un nuovo movimento che puntava al cambiamento in ogni sua forma: il Futurismo. In un periodo storico segnato da enormi progressi in ambito tecnologico, scientifico e industriale, il Manifesto futurista presentato da Marinetti nel 1909 voleva porsi come un’innovazione dallo stesso impatto, ma in campo artistico e culturale; si notava inoltre uno spiccato militarismo e patriottismo, che vedeva nella guerra “l’unica forma di igiene” per il mondo.
Il Manifesto, diffuso anche da importanti quotidiani come Le Figaro di Parigi, attirò subito l’interesse di numerosi artisti e intellettuali, che accorrono per aderire al nuovo movimento: tra questi ricordiamo Boccioni, Russolo, Carrà e Palazzeschi. Fu ora insieme a loro che Marinetti continuò a redarre nuovi Manifesti da dare alle stampe o distribuire tramite volantini. Le sue opere di poesia e teatro non riescono tuttavia ad attirare l’interesse del pubblico, né tantomeno quello dei suoi colleghi.
Dopo la fine della Prima Guerra Mondiale, in preda alla delusione per la cosiddetta “vittoria mutilata”, Marinetti si avvicinò per la prima volta alla politica, fondando il Partito Politico Futurista. Fu in questo periodo che mostrò le prime simpatie verso il Fascismo, rispetto al quale continuò a proclamare la netta originalità del Futurismo e dal quale prese ben presto le distanze, scosso dalla svolta reazionaria di Mussolini.

Dopo l’ennesimo insuccesso in campo letterario a Parigi, che gli riservò un trattamento ben diverso rispetto a quello sperimentato in gioventù, egli ebbe tuttavia un ripensamento, firmando il Manifesto degli intellettuali fascisti nel 1925 e viaggiando per il mondo in qualità di ambasciatore del Regime. Questa volta nemmeno la proclamazione delle leggi razziali riuscì a fargli perdere interesse nel Partito, che del resto alimentava il suo fascino nei confronti della guerra. Proprio in seguito a una spedizione in Russia, nel 1942, Marinetti si ammalò, spirando 2 anni dopo.