Benito Mussolini fu arrestato il 27 aprile 1945 da partigiani appartenenti al Comitato di Liberazione Nazionale. Il fermo avvenne a Dongo, sul Lago di Como, mentre il Duce tentava di fuggire verso la Svizzera. La cattura segnò l’epilogo del regime fascista in Italia e l’approssimarsi della fine della Seconda guerra mondiale in Europa.
Alla fine di aprile 1945, l’Italia settentrionale era teatro dell’avanzata alleata e dell’insurrezione partigiana. Benito Mussolini, ormai privo di potere effettivo, cercava di raggiungere la Svizzera per sfuggire alla cattura. Il 25 aprile, il Comitato di Liberazione Nazionale Alta Italia (CLNAI) aveva proclamato l’insurrezione generale e chiesto la resa incondizionata dei presidi fascisti. Il Duce tentò così di lasciare Milano unendosi a una colonna tedesca in ritirata, travestito da soldato tedesco.
Il 27 aprile 1945, sulla sponda occidentale del Lago di Como, nei pressi di Dongo, Mussolini fu riconosciuto e arrestato da partigiani appartenenti alla 52ª Brigata Garibaldi, comandata da Urbano Lazzaro, nome di battaglia “Bill”. Lazzaro raccontò che, durante il controllo dei documenti dei membri della colonna tedesca, il sospetto nacque nei confronti di un soldato che, sotto l’uniforme tedesca, appariva troppo anziano e maldestro. Dopo una verifica più attenta, Mussolini venne identificato e separato dagli altri.
Insieme a lui furono catturati anche vari gerarchi fascisti, tra cui Alessandro Pavolini e Achille Starace.
Urbano Lazzaro, nato nel 1924, partigiano di estrazione comunista, aveva il compito di verificare l’identità dei prigionieri tedeschi e italiani. Nel suo libro di memorie Dongo: la fine di Mussolini (1962), Lazzaro descrive l’episodio in dettaglio, sottolineando la casualità e l’intuizione che portarono alla scoperta del Duce camuffato.
Secondo diverse testimonianze storiche, l’arresto avvenne senza resistenza da parte di Mussolini. Dopo la cattura, Mussolini e gli altri gerarchi furono trasferiti a Bonzanigo di Mezzegra, sempre nella zona del Lago di Como. E il giorno dopo, il 28 aprile 1945, su ordine del CLNAI e dopo una consultazione tra i capi partigiani, Benito Mussolini fu fucilato insieme all’amante Claretta Petacci. L’esecuzione fu eseguita da Walter Audisio, nome di battaglia “Colonnello Valerio”. Il giorno seguente, i corpi vennero portati a Milano ed esposti in piazzale Loreto, come simbolo della fine del fascismo.