Giacomo Casanova, nobile veneziano vissuto nel corso del XVIII secolo, fu uno scrittore prolifico, un filosofo, uno scienziato e persino un esoterico. Il principale motivo per cui è famoso al giorno d’oggi non ha tuttavia nulla a che vedere con la sua variegata (seppur sfortunata) carriera, ma solo con le sue grandi doti di seduttore, che gli hanno consentito di collezionare amanti in tutta Europa. A 300 anni esatti dalla sua nascita, ripercorriamo la vita – amorosa e non – di questo carismatico intellettuale e libertino.
Giacomo Girolamo Casanova nasce a Venezia il 2 aprile 1725 da due attori professionisti. Dopo la morte del padre, a soli 8 anni viene affidato alla nonna materna per consentire alla madre di continuare a viaggiare per lavoro; di salute cagionevole, viene un giorno portato da una fattucchiera che guarisce i suoi disturbi e sviluppa in lui un forte interesse per le pratiche esoteriche. Qualche anno dopo si trasferisce a Padova, dove intraprende gli studi di filosofia, chimica, matematica e diritto, ma non è chiaro se abbia effettivamente conseguito la laurea; durante l’università si diletta nel gioco d’azzardo, indebitandosi al punto di dover tornare a Venezia a casa della nonna.
Nella sua città natale, grazie al carisma che già lo contraddistingue, riesce a ingraziarsi l’anziano senatore veneziano Alvise Malipiero, che abitava vicino a lui: l’uomo conduce i giovani nelle cerchie più esclusive della nobiltà veneziana e gli insegna a stare in società; l’amicizia ha però fine quando Giacomo è sorpreso ad amoreggiare con un’attrice che il senatore era intenzionato a sedurre, e viene cacciato in malo modo da casa sua. Indebitatosi nuovamente dopo la morte della nonna e finito brevemente in prigione, si sposta tra Napoli e Ancona per poi trovare un impiego a Roma come segretario del cardinal Acquaviva, ambasciatore spagnolo in Vaticano: anche in questo caso l’esperienza si interrompe bruscamente quando viene scoperta nella residenza del cardinale una ragazza scappata di casa, nascosta lì da Giacomo.
Dopo un’altra parentesi anconetana, in cui si innamora di una ragazza che si finge un cantante castrato per poter cantare liberamente in teatro, Giacomo ritorna a Venezia e viene impiegato come violinista al teatro di San Samuele. Nel 1746 soccorre il nobiluomo Matteo Bragadin colto da un malore: nasce così una forte amicizia che consente a Giacomo di migliorare notevolmente le sue condizioni economiche; qualche anno dopo, preso di mira dall’Inquisizione per la sua condotta “disdicevole”, deve però lasciare Venezia. Giacomo viaggia così in giro per l’Europa, entra a far parte della Massoneria e poi si trasferisce a Parigi, dove vive per due anni a casa dell’amico Antonio Balletti e studia il francese, che userà per le sue opere epistolari e letterarie.

Nel 1755 prova a tornare a Venezia, ma viene quasi immediatamente arrestato e imprigionato nei Piombi con l’accusa di libertinaggio e in generale condotta disordinata per un aristocratico del tempo. L’anno seguente egli riesce a fuggire, grazie anche alle numerose amicizie facoltose strette in città, e ancora una volta la sua destinazione prediletta è Parigi: qui egli stringe una lunga relazione con la ricca marchesa d’Urfé, che lo mantiene economicamente e intercede per lui quando viene coinvolto in un nuovo scandalo per proteggere un’amica in difficoltà; essi esercitano insieme pratiche esoteriche al fine di far riacquistare alla donna la giovinezza perduta, finché ella non si rende conto di essere stata presa in giro per anni e tronca il rapporto.
Dal 1759 Giacomo viaggia tra Olanda e Svizzera, dove incontra Voltaire definendolo un suo maestro; incontra poi il papa Clemente XIII a Roma, il re di Prussia Federico il Grande a Berlino e Caterina la Grande a Mosca; si dice abbia fatto anche la conoscenza di Mozart, e abbia contribuito personalmente alla stesura del libretto del Don Giovanni grazie alla sua amicizia con Lorenzo da Ponte. Nel 1766 Giacomo si reca in Polonia, dove è coinvolto in un duello da cui esce miracolosamente illeso; espulso da Vienna e poi dalla Francia (per richiesta dei parenti della marchesa d’Urfé), rifugiatosi in Spagna e incarcerato per motivi pretestuosi, dopo una breve malattia chiede disperatamente la grazia agli Inquisitori veneziani, che la concedono nel 1774.
Tornato nella sua amata Venezia, Giacomo tenta la carriera di spia proprio per l’Inquisizione, e poi si dedica a quella di scrittore, facendosi finanziare dai suoi numerosissimi contatti di alto rango. Messosi nuovamente nei guai in seguito a una provocazione, lascia Venezia nel 1783 e si trasferisce a Dux per lavorare come bibliotecario nel castello di un Conte. È qui che trascorre i suoi ultimi anni e scrive le sue ultime opere, tra cui la Histoire de ma vie che tiene conto di tutte le sue numerose avventure amorose, e che lo renderà celebre come il più grande dei seduttori.