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Home » Cultura » Storia » Chi era Nicola Calipari, che morì per salvare Giuliana Sgrena

Chi era Nicola Calipari, che morì per salvare Giuliana Sgrena

Esce il 6 marzo "Il Nibbio", film incentrato sul rapimento di Giuliana Sgrena e sull'omicidio di Nicola Calipari, avvenuto vent'anni fa.
Gabriella DabbeneDi Gabriella Dabbene4 Marzo 2025
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Nicola Calipari
Nicola Calipari (Fonte: Ministero dell'Interno)
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Uscirà nelle sale tra qualche giorno, il 6 marzo, Il Nibbio, un film diretto da Alessandro Tonda e prodotto da Notorious Pictures con Rai Cinema e Tarantula in collaborazione con Netflix; nel cast Claudio Santamaria, Sonia Bergamasco e Anna Ferzetti. La pellicola è incentrata su uno dei tanti omicidi irrisolti della storia del nostro Paese, ossia quello dell’alto agente dei Servizi Segreti Nicola Calipari, avvenuto esattamente 20 anni fa sulla strada verso l’aeroporto di Baghdad subito dopo il rilascio della giornalista Giuliana Sgrena.

Nicola Calipari nasce nel 1953 a Reggio Calabria, e dopo la Laurea in Giurisprudenza si arruola nella Polizia di Stato per cui lavora per più di 20 anni. Nel 2002 entra a far parte del SISMI (Servizio per le Informazioni e la Sicurezza Militare), in cui diventa poco dopo Capo Dipartimento della 2a divisione “Ricerca e Spionaggio all’Estero”, con responsabilità sulle operazioni in corso in Iraq.

È proprio in Iraq che, il 4 febbraio 2005, la giornalista de Il Manifesto Giuliana Sgrena viene rapita mentre si sta dirigendo in macchina verso una moschea di Baghdad per svolgere alcune interviste. Il gruppo terroristico che la preleva, un’organizzazione della Jihad Islamica, intima al Governo di ritirare le truppe italiane dall’Iraq. Il caso è fortemente sentito dall’opinione pubblica e i governi di tutta Europa si mobilitano per la sua liberazione; al SISMI il responsabile delle operazioni di salvataggio è proprio Nicola Calipari.

Claudio Santamaria (Nicola Calipari) e Sonia Bergamasco (Giuliana Sgrena) in una scena de "Il Nibbio"
Claudio Santamaria (Nicola Calipari) e Sonia Bergamasco (Giuliana Sgrena) in una scena de “Il Nibbio” (fonte: Cinecittà News)

Grazie alla mediazione del SISMI, la donna viene liberata dopo un mese esatto di prigionia, il 4 marzo del 2005. A prelevarla è Calipari, incaricato ora di portarla all’aeroporto di Baghdad per trasferirla in Italia. Durante il tragitto, tuttavia, l’auto su cui viaggiano i due viene improvvisamente colpita da una lunga raffica di proiettili esplosi dall’esercito statunitense. Calipari si rende subito conto della gravità del pericolo e decide di sporgersi in avanti per far scudo col suo corpo alla giornalista. La Sgrena viene ferita a una spalla, mentre Calipari è raggiunto da un colpo alla testa e rimane ucciso.

Seguiranno al tragico evento numerose e travagliate indagini, che provocheranno non pochi attriti fra Italia e Stati Uniti: secondo la versione dei sopravvissuti, l’auto è stata prima illuminata con una luce accecante e poi colpita da centinaia di proiettili; la Sgrena aggiunge che i soldati americani non si sono identificati né hanno intimato all’auto di fermarsi prima di iniziare a sparare. Secondo la ricostruzione americana, invece, si è trattato di un “tragico incidente” causato in parte dall’alta velocità a cui procedeva il veicolo e in parte dal fatto che l’esercito USA non era al corrente dell’operazione in corso.

Nel 2006 la Procura di Roma incrimina il soldato americano Mario Lozano per l’omicidio di Calipari e il ferimento della Sgrena, ma per difetto di giurisdizione (nonché per irreperibilità dell’imputato), Lozano viene prosciolto dalle accuse l’anno successivo.

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