Pablo Emilio Escobar Graviria, conosciuto semplicemente come Pablo Escobar, è stato il trafficante di droga più ricco, potente e sanguinario della storia: chiamato spesso “l’imperatore della cocaina”, ha costruito un impero criminale che negli anni ’80 controllava l’80% del traffico mondiale di cocaina, accumulando una fortuna stimata in oltre 76 miliardi di dollari; il 19 giugno 1991, 34 anni fa, si consegnò alle forze dell’ordine colombiane nel contesto di un accordo-farsa che in seguito decise di violare, fuggendo di prigione e venendo poi ucciso dalla polizia.
Nato in una famiglia contadina il 1° dicembre 1949, Pablo crebbe tra le difficoltà economiche della sua città natale Rionegro, in Colombia; quando aveva 6 anni la sua famiglia si trasferì a Medellín in cerca di una vita migliore. Già da adolescente Escobar mostrava un’indole ribelle: a 13 anni si unì al Nadaismo, un movimento giovanile che lo introdusse al consumo di marijuana, che lo accompagnò per tutta la vita. Dopo un’adolescenza trascorsa tra truffe e piccoli furti, nel 1974 fu arrestato per furto d’auto e incontrò in carcere il contrabbandiere Alberto Prieto, che lo iniziò al nascente mercato della cocaina; dopo la scarcerazione, Escobar eliminò rivali come Fabio Restrepo e prese il controllo delle operazioni a Medellín. Con il suo motto “plata o plomo“ (soldi o piombo), corruppe o eliminò chiunque ostacolasse i suoi piani, circondandosi di un esercito di sicari fedeli, spesso reclutati nelle baraccopoli.
Negli anni ’80 il cartello di Medellín guidato da Escobar dominava il traffico globale di cocaina. La droga, nascosta in aerei, sottomarini e persino pneumatici, generava profitti astronomici: circa 30 miliardi di dollari l’anno. Forbes lo classificò come il settimo uomo più ricco del mondo, con un impero che includeva flotte di veicoli, proprietà lussuose e vasti terreni. Tra questi la tenuta Napoles, con zoo privato e piste d’atterraggio, che divenne il simbolo della sua opulenza. Eppure Escobar non era solo un criminale: a Medellín molti lo veneravano come un benefattore poiché costruì scuole, ospedali e stadi di calcio, distribuendo denaro ai poveri in cambio di lealtà. Questo lo trasformò in una figura mitologica, una sorta di Robin Hood per le classi disagiate, che spesso lo proteggevano dalle autorità. Tuttavia la sua generosità serviva solo a consolidare il suo potere e a garantirsi un esercito di informatori.

Nel 1982 Escobar tentò di legittimare il suo status entrando in politica: eletto alla Camera dei rappresentanti della Colombia grazie al progetto “Medellín sin tugurios“, che prevedeva la costruzione di case per i poveri, sognava di essere accettato dall’élite del paese. Ma il suo passato non poteva passare inosservato: quando il ministro della Giustizia Rodrigo Lara Bonilla denunciò le sue attività illecite, Escobar fu privato dell’immunità parlamentare e costretto a dimettersi nel 1984. Umiliato, ordinò l’assassinio di Lara Bonilla, segnando l’inizio di una guerra contro lo Stato colombiano.
Gli anni successivi furono segnati da una violenza inaudita: Escobar finanziò attacchi terroristici come l’assalto al Palazzo di Giustizia nel 1985, che distrusse prove contro di lui, e ordinò l’uccisione di politici, giudici e giornalisti tra cui il direttore di El Espectador, Guillermo Cano. La sua faida con il cartello di Cali e la pressione degli Stati Uniti, che ne chiesero l’estradizione, trasformarono la Colombia in un campo di battaglia: autobombe, sequestri e omicidi divennero la norma, mentre Escobar si rifugiava in Nicaragua e a Cuba stringendo alleanze con figure controverse come il generale cubano Arnaldo Ochoa.
Il 19 giugno 1991, per evitare l’estradizione, Escobar si consegnò alle autorità colombiane negoziando la reclusione in una prigione di lusso da lui stesso costruita, La Catedral; da lì continuò a gestire il suo impero, organizzando feste e persino invitando la nazionale di calcio colombiana. Ma quando il governo decise di trasferirlo in un carcere vero, Escobar fuggì, dando il via a una caccia all’uomo senza precedenti. Il 2 dicembre 1993 fu localizzato a Medellín grazie a una tecnologia di triangolazione radio fornita dagli Stati Uniti; circondato dal Bloque de búsqueda, l’unità speciale della polizia colombiana istituita appositamente per dargli la caccia, tentò di fuggire sui tetti ma fu ucciso in uno scontro a fuoco insieme alla sua guardia del corpo. Al suo funerale parteciparono migliaia di persone, a testimonianza del suo ambiguo legame con la popolazione.