Le Idi di marzo cadono il 15 marzo e rappresentano una delle date più celebri della storia romana. Il termine Idi indicava, nel calendario romano, il giorno centrale di ogni mese: il 15 per marzo, maggio, luglio e ottobre, il 13 per gli altri mesi. Tuttavia, questa data è ricordata soprattutto per un evento che cambiò il corso della storia: l’assassinio di Giulio Cesare nel 44 a.C.
Giulio Cesare, generale e politico romano, aveva ottenuto un potere senza precedenti, portando alla crisi della Repubblica Romana. Dopo aver sconfitto Pompeo nella guerra civile, si era proclamato dictator perpetuo (dittatore a vita), suscitando il timore che volesse instaurare una monarchia. Questo allarme spinse un gruppo di senatori, guidati da Bruto e Cassio, a organizzare una congiura per eliminarlo.

Il 15 marzo 44 a.C., Cesare si recò al Teatro di Pompeo, dove si tenevano le riunioni del Senato. Qui venne accerchiato da un gruppo di congiurati che, con 23 coltellate, lo uccisero. Secondo la tradizione, il suo ultimo sguardo si rivolse a Bruto, suo amico e protetto, pronunciando la celebre frase: «Tu quoque, Brute, fili mi?» (Anche tu, Bruto, figlio mio?), sebbene alcuni storici mettano in dubbio questa citazione.
L’assassinio di Cesare non portò al ripristino della Repubblica, ma innescò nuove guerre civili. Nel giro di pochi anni, Ottaviano – futuro Augusto – consolidò il potere e pose le basi per l’Impero Romano. Oggi, le Idi di marzo sono diventate un simbolo di tradimento e cospirazione. L’espressione è usata in ambito letterario e cinematografico, e il loro significato è stato reso ancora più noto dall’opera di Shakespeare Giulio Cesare, in cui la frase «Guardati dalle Idi di marzo» è un oscuro presagio della fine del condottiero romano.