Elon Musk fa il saluto romano alla cerimonia d’insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca (anche se il suo portavoce ha smentito che fosse quello il riferimento) e subito tornano alla mente immagini terribili della Storia. Quando il gesto veniva usato da fascisti e nazisti come segno di appartenenza al loro movimento. Ma da dove nasce il saluto romano e cosa c’entra Roma? Contrariamente alla credenza comune, non esistono prove che colleghino il saluto all’antica Roma. La sua diffusione è legata a interpretazioni artistiche e propagandistiche del XIX secolo, poi confluite nell’immaginario fascista e nazista.
Il saluto romano si fa con il braccio destro disteso in avanti e la mano aperta e come detto è stato storicamente attribuito a usanze dell’antica Roma. In realtà ma nessun testo antico o opera d’arte classica conferma tale connessione. L’idea moderna del saluto nasce nel XIX secolo grazie a rappresentazioni artistiche come il dipinto Il giuramento degli Orazi (1784) di Jacques-Louis David.
Questo quadro, pur basato su eventi narrati da Livio e Dionigi di Alicarnasso, raffigura una scena completamente inventata, dove i protagonisti alzano le braccia in segno di unità e sacrificio. Tale gesto venne poi ripreso in altre opere d’arte e film, come il celebre Cabiria (1914), i cui testi furono scritti da Gabriele D’Annunzio. Il film contribuì a consolidare l’idea del saluto come simbolo di grandeur romana.
Se proprio vogliamo trovare un antenato del saluto romano, possiamo legarlo ai segnali di acclamazione o benedizione, come quelli raffigurati sulla Colonna di Traiano o l’Arco di Tito, dove però il movimento del braccio aveva significati diversi, legati a potere e autorità. Spesso era l’imperatore o un generale a compiere il gesto, non il popolo.
Il saluto si diffuse come simbolo politico all’inizio del XX secolo. D’Annunzio lo adottò durante l’impresa di Fiume nel 1919, legandolo al movimento fascista.
Benito Mussolini lo rese obbligatorio in Italia dal 1923, imponendolo come rituale di fedeltà al regime. Addirittura nel 1933 Achille Starace vietò la stretta di mano, considerata borghese e antigienica in favore dell’esclusivo saluto romano.

Adolf Hitler e il Partito Nazista ne trassero ispirazione, introducendo una variante più rigida, nota come saluto nazista, resa obbligatoria dal 1933. Nel saluto nazista il braccio destro veniva sollevato in modo teso e inclinato leggermente verso l’alto, con il palmo rivolto verso il basso (mentre nel saluto romano il gesto era spesso più flessibile e meno formalizzato).
Entrambi i gesti servivano come strumenti di controllo sociale e punizione per chi non si conformava.
Il saluto romano-nazista rappresentava non solo un segno di adesione ideologica, ma anche un mezzo di intimidazione. Chi non lo eseguiva poteva subire violenze o ripercussioni, come dimostrano documenti dell’epoca. Negli Stati Uniti, il cosiddetto Bellamy Salute, usato per il giuramento alla bandiera, venne abbandonato nel 1942 proprio per la sua somiglianza con il saluto fascista.
Oggi, il saluto nazista è vietato in molti paesi, tra cui Germania e Austria, mentre l’uso del saluto romano è oggetto di dibattito legale in Italia. Il 19 gennaio 2024 la Corte Suprema di Cassazione di Roma ha stabilito che il saluto romano non è illegale a meno che non metta in pericolo l’ordine pubblico o promuova la rinascita di ideologie fasciste.