Il termine “maccartismo” deriva dal senatore statunitense Joseph McCarthy, che negli anni ’50 guidò una campagna di repressione contro presunti simpatizzanti comunisti negli Stati Uniti. Questo periodo, noto anche come “caccia alle streghe”, fu caratterizzato da accuse infondate, interrogatori pubblici e violazioni dei diritti civili. Molti individui furono licenziati o ostracizzati sulla base di sospetti non comprovati, colpendo in particolare il mondo della cultura, dell’istruzione e della politica.
Joseph McCarthy, repubblicano del Wisconsin era un ex giudice e veterano della Seconda Guerra Mondiale, fu eletto al Senato nel 1946. Nel 1950 affermò pubblicamente di avere una lista di comunisti presenti nel Dipartimento di Stato americano. Sebbene tali accuse si rivelassero infondate o non dimostrabili, McCarthy alimentò un clima di sospetto e paura che portò a licenziamenti, processi e distruzione di carriere. Il suo potere iniziò a declinare nel 1954, dopo le udienze televisive contro l’Esercito e una successiva censura da parte del Senato. Morì nel 1957, a soli 48 anni, per epatite alcolica.
Durante la cosiddetta “caccia alle streghe” contro i sospetti simpatizzanti comunisti, Hollywood fu uno dei bersagli principali. La Commissione per le Attività Antiamericane (HUAC) interrogò decine di artisti. Tra le vittime più note Charlie Chaplin, che fu costretto a lasciare gli Stati Uniti nel 1952. Ma anche Dalton Trumbo, sceneggiatore, uno dei cosiddetti “Hollywood Ten”, gruppo che rifiutò di testimoniare contro i colleghi e per questo fu incarcerato. Per anni lavorò sotto pseudonimo, vincendo anche due Oscar (uno per Vacanze romane) non riconosciuti ufficialmente. Nella lista finirono pure Orson Welles e Lena Horne. Elia Kazan collaborò invece con la HUAC facendo nomi e suscitando divisioni profonde nel mondo del cinema che non si placarono del tutto nemmeno con l’Oscar onorario nel 2008.
Dire che il maccartismo lasciò una ferita profonda nella cultura americana è riduttivo. Ragion per cui l’avanzata del “nuovo maccartismo”, che allude alle nuove politiche dell’amministrazione Trump, in particolare quelle rivolte contro istituzioni accademiche come Harvard, sta creando un dibattito rovente negli States.
Il governo ha revocato l’accesso agli studenti stranieri ad Harvard, obbligando migliaia di studenti internazionali a trovare nuove collocazioni o affrontare l’espulsione. Queste misure hanno suscitato preoccupazioni per la libertà accademica e i diritti civili, con critiche che le paragonano alle repressioni del maccartismo degli anni ’50. Inoltre, l’amministrazione ha minacciato tagli ai finanziamenti federali per le università che non si allineano alle sue politiche, intensificando le tensioni tra governo e mondo accademico.