Nel 2011 è uscito nelle sale A Dangerous Method, un film di David Cronenberg con Michael Fassbender, Keira Knightley e Viggo Mortensen: la pellicola è incentrata sulla tormentata storia d’amore tra il giovane psichiatra Carl Jung e una sua paziente, Sabina Spielrein, affetta da schizofrenia. Sullo sfondo possiamo osservare anche il rapporto tra lo studioso e il suo mentore, Sigmund Freud, che furono per diversi anni legati da una forte amicizia, alimentato dalle loro opinioni comuni in materia di psicanalisi. Nel giro di qualche anno, tuttavia, le loro tesi cominciarono a divergere fino a incrinare irrimediabilmente la loro stima reciproca e a renderli rivali l’uno dell’altro.
Nel 1907 Sigmund Freud è non solo un neurologo di fama internazionale ma anche padre della psicanalisi, ai cui principi cerca di diffondere credibilità scientifica presso i suoi contemporanei. Il primo ostacolo al raggiungimento di questo obiettivo, ai suoi occhi, è il sempre crescente antisemitismo, di cui lui stesso (ateo di origine ebraica) è stato vittima; poiché anche tutti i membri della sua cerchia sono ebrei, egli teme che, senza il supporto di colleghi di razza ariana, la psicanalisi venga associata fin troppo all’ebraismo e inevitabilmente delegittimata dal mondo della scienza.
In questo contesto si inserisce il suo primo incontro, a Vienna, con Carl Gustav Jung, giovane e promettente psichiatra già professore all’università di Zurigo e direttore dell’attiguo ospedale psichiatrico di Burghölzli, nonché famoso per l’invenzione del test di associazione verbale. Solo l’anno prima egli ha applicato la sua tecnica alla teoria di Freud sulla libera associazione delle idee, dando dunque una prima base empirica e scientifica alla psicanalisi. Quando Jung, colpito dalla lettura dell’Interpretazione dei sogni di Freud, chiede di incontrarlo, quest’ultimo accetta quindi di buon grado.
Michael Fassbender e Keira Knightley interpretano Carl Jung e la sua paziente Sabina Spielrein in A Dangerous MethodI due conversano per ben 13 ore di seguito, scambiandosi le opinioni più disparate sui vari ambiti delle loro ricerche, sull’inconscio e sulla psicanalisi stessa. Essi si rendono conto di avere molto in comune, e di aver trovato l’uno nell’altro un supporto sia personale che professionale: Jung racconterà di essersi preso una “cotta religiosa” per il collega, che dal canto suo sostiene di essere stato colmato di speranza nel futuro. Essi intraprendono una fitta corrispondenza, nel corso della quale si scambiano pareri e teorie: in particolare Jung si consulta con quello che ormai definisce un mentore per il trattamento di una giovane paziente russa, Sabina Spielrein, affetta da schizofrenia. La donna, dopo una tumultuosa relazione con il suo dottore, riuscirà a guarire e diventare lei stessa psicanalista, nonché paziente di Freud.
Nel giro di qualche anno, tuttavia, l’incantesimo sembra spezzarsi: la nomina di Jung a presidente dell’Associazione Internazionale Psicanalitica a opera dello stesso Freud non va a genio ad alcuni colleghi di Vienna, che cominciano a mettere in discussioni alcune teorie dello studioso e la solidità stessa del suo movimento. Poco dopo fu però proprio il suo pupillo a farlo, sul tema della libido: Freud era convinto che la sessualità fosse al centro di tutti i desideri e i traguardi dell’uomo, mentre Jung aveva delle riserve su un pensiero così assolutista; in più, egli dava alla sfera religiosa, all’occulto e al misticismo un peso che il suo maestro, dall’alto del suo profondo ateismo, si rifiutava di concedere.
Da questo momento la rottura diventa inevitabile: i due cominciano a trattare di religione nello stesso periodo ma in modo diametralmente opposto, finendo col chiudere i rapporti e i contatti. Quando, anni più tardi, gli psicanalisti di origine ebraica furono esclusi dall’Associazione per ordine dei nazisti, Jung si prodigò per proteggere i colleghi e inviò del denaro a Freud, che rifiutò furibondo il dono chiamando l’ex allievo antisemita. I due non si riappacificheranno mai, ma alla morte di Freud a Londra, dove era fuggito dalle persecuzioni naziste, Jung lo commemorerà con un necrologio.