Ricordate il celebre sketch di Carlo Verdone che interpretava l’ultimo garibaldino in vita? Aveva un solo tormentone: “Nun eravamo mille!“. Un modo “ironico” di commentare uno dei momenti chiave del Risorgimento italiano: lo sbarco dei Mille di Garibaldi a Marsala nel maggio del 1860. Evento che rappresentava la presa del sud Italia in previsione dell’unificazione sotto i Savoia. Tuttavia, la cifra “mille” è stata spesso oggetto di discussione: fu un’espressione simbolica, propagandistica o effettiva? Le fonti storiche più autorevoli aiutano a chiarire il significato reale del numero e la sua portata culturale.
La spedizione dei Mille partì la notte tra il 5 e il 6 maggio 1860 da Quarto (Genova), diretta verso la Sicilia borbonica. A guidare i volontari c’era Giuseppe Garibaldi, sostenuto da personalità come Francesco Crispi, Nino Bixio e Agostino Bertani.
La cifra “mille” fu utilizzata già dalle cronache dell’epoca e amplificata dalla stampa per la sua forza simbolica. Non rappresentava un conteggio preciso, bensì un numero tondo e memorabile, in grado di evocare un’impresa epica. Lo storico Denis Mack Smith, tra i più autorevoli biografi di Garibaldi, conferma che il numero iniziale di volontari al momento della partenza era approssimativamente 1.089. Altri storici, come Giuseppe Galasso, parlano di circa 1.060 uomini imbarcati su due piroscafi: il Piemonte e il Lombardo.
La lista ufficiale dei Mille fu redatta successivamente e presenta numerose incongruenze. Molti volontari si unirono alla spedizione durante la marcia verso Napoli: si calcola che nel corso della campagna, l’esercito garibaldino raggiunse circa 24.000 uomini, comprendendo anche disertori dell’esercito borbonico e nuovi volontari provenienti dal Sud.
Va inoltre ricordato che alcune fonti successive, come gli atti del Parlamento Subalpino, registrano differenze nei nomi e nelle cifre, dimostrando come la lista ufficiale fosse in parte rielaborata per motivi celebrativi o politici.
La composizione sociale dei Mille è un elemento spesso trascurato. Contrariamente al mito del “popolo in armi”, molti erano borghesi, studenti, professionisti, e persino aristocratici. Solo una piccola percentuale era costituita da contadini o operai. Quasi tutti provenivano dal Nord, in particolare da Lombardia, Liguria e Piemonte.
Curiosamente, tra i volontari si trovavano anche una decina di stranieri, tra cui un ungherese, alcuni francesi e persino un americano, come documentato da Indro Montanelli in Storia d’Italia.