È il 6 giugno 1944, il D-Day. Sulle spiagge della Normandia si consuma uno dei momenti più iconici della Seconda Guerra Mondiale. In mezzo alle pallottole e alle onde, c’è anche lui: Robert Capa, fotografo ungherese naturalizzato statunitense, armato solo di una Leica. Scatta freneticamente: 4 rullini, circa 106 fotografie in totale. O almeno, così si racconta. Di quegli scatti, però, oggi ne restano solo undici. Le magnifiche 11. Il resto è sparito nel nulla. Una perdita fotografica senza precedenti, avvolta in un mistero che ancora oggi divide storici e critici.
Secondo la versione più diffusa, i negativi di Capa vengono inviati in fretta a Londra per essere sviluppati negli studi della rivista Life. Fred Ritchin, all’epoca direttore della fotografia, racconta che Dennis Banks, giovane tecnico di camera oscura, sviluppa le pellicole con un errore imperdonabile: alza troppo la temperatura del bagno di sviluppo, bruciando letteralmente i negativi. Solo 11 fotogrammi parzialmente danneggiati sopravvivono. Quegli scatti sfocati e intensi diventano leggenda: uno, in particolare, quello del soldato americano nell’acqua, incarna ancora oggi il caos e il coraggio dello sbarco.

Ma questa spiegazione tecnica solleva più domande che certezze. Diversi studiosi, tra cui A.D. Coleman e J. Ross Baughman, hanno messo in dubbio l’intera vicenda. Le principali criticità riguardano:
- L’assenza di documentazione tecnica sul presunto incidente.
- Incoerenze nei racconti dei protagonisti, che a distanza di anni modificarono i dettagli.
- Assenza dei 4 rullini. Nessuno, nemmeno gli archivi di Life, ha mai mostrato prova tangibile dell’esistenza simultanea di quei quattro rullini. Non esistono nemmeno fogli di contatto o note di stampa originali dell’intero set.
- Dubbi sulla quantità di foto realmente scattate: Capa era noto per la sua prudenza. Forse non scattò 106 immagini, ma molte meno.
Secondo questa ipotesi revisionista, i famosi 4 rullini potrebbero non essere mai esistiti tutti. O forse sono stati danneggiati in altro modo. Coleman, inoltre, ipotizza addirittura che Life abbia cercato di mascherare la delusione di un servizio fotografico meno epico del previsto, costruendo la narrazione dell’errore di sviluppo per salvare l’immagine di Capa.
Il fotografo, però, non ha mai potuto confermare o smentire nulla. Capa, infatti, muore nel 1954, calpestando una mina in Indocina. La sua fama era già leggenda. Per quanto riguarda le magnifiche 11, invece, hanno continuato a circolare come icone della guerra, diventando materia di libri, mostre e dibattiti. Ma il mistero dei negativi perduti rimane.