Oggi scoprire una gravidanza è semplicissimo: basta fare pipì su un bastoncino e attendere qualche minuto per avere il responso. Ma prima degli anni ’60, quando furono introdotti i moderni test immunologici, le donne dovevano affidarsi a metodi molto diversi. Il più sorprendente? Le rane. Tutto iniziò alla fine degli anni ’20 con Lancelot Hogben, un giovane zoologo che studiava gli ormoni iniettandoli nelle rane. Nel 1930, durante uno dei suoi esperimenti, iniettò ormoni di bue in una rana artigliata africana chiamata Xenopus laevis. La rana reagì deponendo le uova, una risposta che colpì profondamente lo scienziato.
Hogben sapeva già che l’urina delle donne incinte conteneva ormoni speciali prodotti dall’ipofisi, che influenzavano lo sviluppo delle ovaie. Collegando i puntini, decise di sperimentare: cosa sarebbe successo iniettando l’urina di una donna incinta in una rana? Purtroppo, i risultati di questo primo esperimento rivoluzionario non furono mai documentati.
Nel 1938, il dottor Edward R. Elkan riprese gli studi di Hogben e sviluppò quello che venne chiamato “test di Hogben”. Il funzionamento era sorprendentemente semplice: i medici spedivano campioni di urina ai laboratori specializzati, dove i tecnici iniettavano l’urina nelle rane femmine. Gli animali venivano poi rimessi nelle loro vasche per la notte.
Il mattino seguente arrivava il momento della verità: se nell’acqua c’erano uova di rana, significava che la donna era incinta. L’ormone della gravidanza, la gonadotropina corionica umana (hCG), aveva infatti stimolato l’ovulazione nella rana. Questo avveniva perché L’hCG umano assomiglia così tanto agli ormoni naturali della rana che “inganna” il suo sistema riproduttivo, facendole credere di aver ricevuto il segnale per deporre le uova.

Bastava una sola iniezione e nel giro di poche ore si otteneva il risultato. Soprattutto, le rane potevano essere riutilizzate per altri test, rendendole una risorsa preziosa per i laboratori. Quando i test immunologici moderni le sostituirono negli anni ’60, queste rane non andarono in pensione: divennero protagoniste di importanti ricerche scientifiche.
La Xenopus laevis si rivelò perfetta per studiare il funzionamento delle cellule e lo sviluppo embrionale. Nel 1992 ebbe persino l’onore di viaggiare nello spazio a bordo dello Space Shuttle Endeavour. E c’è di più: fu uno dei primi animali vertebrati ad essere clonato, contribuendo a ricerche che portarono al Premio Nobel.
Il primo test di gravidanza casalingo arrivò solo negli anni ’70, e il familiare “bastoncino” che conosciamo oggi fu introdotto nel 1988. Esso rileva, come detto, la gonadotropina corionica umana (hCG). Quando una donna è incinta, l’embrione produce questo ormone che finisce nell’urina. Il bastoncino contiene anticorpi che “catturano” l’hCG e innescano una reazione chimica che crea la linea colorata del risultato.