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Home » Innovazione » Scienza » Che cos’è il botulino? Il “veleno” delle conserve fa ancora paura

Che cos’è il botulino? Il “veleno” delle conserve fa ancora paura

Ecco cos'è il botulino, come si sviluppa l'intossicazione, quali alimenti evitare e come riconoscere i sintomi.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino8 Agosto 2025
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barattolo latta
barattolo latta (fonte: FreePik)
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Il botulino rappresenta una delle tossine più pericolose al mondo. Si tratta di una sostanza letale prodotta dal batterio Clostridium botulinum, capace di scatenare il botulismo, una grave intossicazione che colpisce il sistema nervoso con conseguenze potenzialmente fatali, come dimostrano le morti di due persone in Calabria e Sardegna nelle ultime ore.

La potenza di questa tossina è impressionante: secondo l’Istituto Superiore di Sanità, un grammo di tossina botulinica può uccidere più di 14.000 persone se ingerita. Il meccanismo d’azione blocca la trasmissione degli impulsi nervosi tra neuroni e muscoli, provocando una paralisi progressiva che può estendersi fino ai muscoli respiratori. Per questo stesso motivo, in quantità infinitesimali, il botulino viene impiegato in medicina estetica come trattamento anti rughe e rilassante del viso.

Il Clostridium botulinum prolifera in ambienti privi di ossigeno e trova terreno fertile negli alimenti conservati in modo inadeguato. Le spore di questo batterio resistono alle alte temperature e si riattivano quando trovano condizioni favorevoli, trasformandosi in batteri attivi che rilasciano la tossina mortale.

Le conserve domestiche rappresentano il principale veicolo di intossicazione. I vegetali conservati impropriamente – come peperoni, melanzane, funghi e pomodori – costituiscono circa il 70% dei casi confermati. Molto insidiosi sono i prodotti sott’olio preparati in casa, questo perché l’assenza di acidità crea l’ambiente ideale per la proliferazione batterica.

lattine di di acciughe sott'olio
lattine di di acciughe sott’olio (fonte: Unsplash)

Le carni conservate in salamoia o affumicate, se trattate scorrettamente, possono anch’esse ospitare il batterio. Zuppe e minestroni lasciati a temperatura ambiente troppo a lungo rappresentano un altro fattore di rischio significativo.

Al contrario, risultano sicuri gli alimenti freschi, quelli cucinati di recente, i surgelati e le preparazioni con acidità elevata come marmellate e confetture. Anche i cibi in salamoia sono privi di pericoli se preparati con almeno il 10% di sale.

Come riconoscere un’intossicazione da botulino? Si manifesta gradualmente, spesso dopo molte ore o addirittura giorni dal consumo dell’alimento contaminato. I primi campanelli d’allarme sono nausea, vomito, diarrea e crampi addominali che vengono spesso sottovalutati.

La fase più critica inizia quando compaiono i sintomi neurologici, con la difficoltà nella deglutizione e nel parlare e l’impossibilità a mettere a fuoco gli oggetti per il dolore nel sollevare le palpebre.

Nei casi più gravi, la paralisi si estende ai muscoli facciali e respiratori.

Il trattamento con l’antitossina è efficace soltanto nei primi giorni dopo l’assunzione dell’alimento contaminato, rendendo fondamentale la tempestività dell’intervento medico.

La guarigione richiede spesso settimane o mesi di terapia di supporto in ambiente ospedaliero, con particolare attenzione al sostegno respiratorio quando necessario. La prevenzione rimane l’arma più efficace. In primis, rispettare scrupolosamente le norme di conservazione alimentare e preferire prodotti industriali alle preparazioni casalinghe. Anche nel caso di prodotti acquistati, occorre fare attenzione alla confezione. Nel caso di conserve, il coperchio non deve presentare ammaccature o rigonfiamenti sospetti. Se, aprendo il tappo, si sente un rumore di aria espulsa, non consumare il prodotto.

Il botulismo alimentare non è trasmissibile da persona a persona, ma la sua rarità non deve far sottovalutare la gravità potenziale di questa intossicazione che continua a rappresentare un serio problema di salute pubblica.

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