Guardare nascere un pianeta è un privilegio per pochi esseri umani. Grazie a un’immagine spettacolare ottenuta con il Very Large Telescope in Cile (sempre lui), gli scienziati ritengono di aver immortalato il momento esatto in cui un pianeta gigante si sta formando attorno a una giovane stella. Questo evento rarissimo può aiutarci a comprendere meglio com’è nato anche il nostro sistema solare. E per la prima volta, ciò che finora era solo un modello teorico prende forma concreta davanti ai nostri occhi.
La stella osservata si chiama 2MASSJ1612 e si trova a 430 anni luce dalla Terra. È una stella molto giovane, circondata da un enorme disco di gas e polveri, chiamato disco protoplanetario. Questi dischi sono comuni nelle prime fasi della vita stellare e rappresentano l’ambiente ideale per la formazione di nuovi pianeti. Proprio come un vortice, il materiale nel disco comincia a collassare sotto la propria gravità, creando piccole aggregazioni che nel tempo diventano sempre più grandi: i cosiddetti protopianeti.

Nel caso di 2MASSJ1612, gli astronomi hanno notato qualcosa di speciale. Il disco presenta una struttura “a occhio”, con un anello luminoso e due bracci a spirale che si diramano dal centro. Proprio nel mezzo dell’anello si trova un’interruzione, una sorta di buco scuro. Secondo gli scienziati, quel vuoto non è casuale. Sarebbe causato da un pianeta in formazione, che mentre ruota attorno alla stella attira a sé il materiale del disco, un po’ come un aspirapolvere spaziale.
Il pianeta che sta nascendo sarebbe un gigante gassoso, forse più grande di Giove. La sua forza gravitazionale “scava” un solco nel disco, creando il buco osservato e provocando la formazione dei bracci a spirale. Il movimento del pianeta nel disco genera infatti delle onde di densità, simili ai cerchi che si formano quando si getta un sasso in uno stagno. È la prima volta che in un singolo sistema si osservano sia l’anello che i bracci a spirale, proprio come previsto dai modelli teorici.
Il disco che circonda 2MASSJ1612 è enorme: si estende fino a 130 volte la distanza tra la Terra e il Sole (per confronto, Nettuno, il pianeta più esterno del nostro sistema, si trova a “solo” 30 volte quella distanza). La parte interna del disco ha un raggio di circa 40 unità astronomiche, sufficiente a contenere tutti i pianeti del nostro sistema solare. Sebbene appaia minuscolo in cielo, il disco occupa uno spazio vastissimo, paragonabile alla dimensione di un bicchiere visto da decine di chilometri di distanza.
La scoperta è stata guidata da Christian Ginski dell’Università di Galway, in collaborazione con un team internazionale di astronomi e giovani ricercatori. L’analisi è stata così promettente da spingere i ricercatori a prenotare osservazioni di follow-up con il James Webb Space Telescope, nella speranza di ottenere una vera immagine del pianeta in formazione.