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Home » Innovazione » Scienza » Come la pandemia ha rubato anni al nostro cervello. Uno studio rivela: più vecchi di cinque mesi

Come la pandemia ha rubato anni al nostro cervello. Uno studio rivela: più vecchi di cinque mesi

La pandemia ha accelerato l’invecchiamento cerebrale, anche senza COVID. Uno studio rivela effetti di stress e isolamento. Ecco i dettagli.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino24 Luglio 2025
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Nuova variante Covid 19 Pirola: i sintomi
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Un recente studio pubblicato su Nature Communications ha rivelato un dato sorprendente: la pandemia di COVID-19 ha lasciato un segno tangibile sul cervello, accelerandone l’invecchiamento, anche in chi non ha contratto il virus.

La ricerca, condotta su dati del Regno Unito, evidenzia come il periodo pandemico abbia avuto un impatto significativo sulla salute cerebrale, con effetti più marcati in uomini, anziani e persone provenienti da contesti socioeconomici svantaggiati. Utilizzando immagini di risonanza magnetica cerebrale raccolte dalla UK Biobank, i ricercatori hanno analizzato due gruppi di individui sani: uno con scansioni effettuate entrambe prima della pandemia (gruppo di controllo) e un altro con una scansione pre-pandemica e una post-pandemica.

I risultati sono chiari: nel gruppo esposto al periodo pandemico, il divario tra età cerebrale stimata e età cronologica è aumentato in media di 5,5 mesi rispetto ai controlli. Questo fenomeno, definito invecchiamento cerebrale accelerato, è stato attribuito a fattori come lo stress delle restrizioni, l’isolamento sociale e la paura diffusa, che hanno influenzato negativamente la salute mentale e cognitiva.

uomo stressato
uomo stressato (fonte: Unsplash)

La ricerca suggerisce che il declino cognitivo è stato osservato solo in chi ha contratto il COVID-19, ma l’accelerazione dell’invecchiamento cerebrale si è verificata indipendentemente dall’infezione. Ciò indica che il contesto pandemico, con le sue pressioni psicologiche e sociali, ha avuto un ruolo cruciale. Gli esperti sottolineano che gli effetti sono stati più pronunciati in individui più anziani e in uomini, probabilmente a causa di differenze biologiche e sociali, come una maggiore vulnerabilità allo stress o minori risorse di coping in determinati gruppi.

La buona notizia, però, è che, sebbene i cambiamenti cerebrali siano stati significativi, ci sono speranze di recupero. Gli esperti suggeriscono che interventi come l’attività fisica, il miglioramento delle connessioni sociali e la gestione dello stress potrebbero contrastare questi effetti. La ricerca apre nuove prospettive su come eventi globali traumatici possano influire sulla salute cerebrale a lungo termine, spingendo a riflettere sull’importanza di supporti psicologici in contesti di crisi.

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