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Home » Innovazione » Scienza » Misteriosa presenza radioattiva nel centro dell’Oceano Pacifico: è legata allo spazio profondo?

Misteriosa presenza radioattiva nel centro dell’Oceano Pacifico: è legata allo spazio profondo?

Gli scienziati ipotizzano due possibili cause: cambiamenti nelle correnti oceaniche o un evento astrofisico, come una supernova vicina.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino14 Febbraio 2025
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Un'immagine dell'oceano
Un'immagine dell'oceano (fonte: Unsplash)
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Un’insolita presenza radioattiva è stata scoperta nelle profondità dell’Oceano Pacifico, lasciando gli scienziati con un enigma da risolvere. Analizzando strati sottili di crosta oceanica, un team di ricercatori tedeschi ha individuato un’anomala concentrazione di beryllium-10, un isotopo radioattivo prodotto dall’interazione dei raggi cosmici con l’atmosfera terrestre. Questo picco radioattivo, datato tra 9 e 12 milioni di anni fa, potrebbe rappresentare un nuovo indicatore temporale per la geologia marina.

Il beryllium-10 si deposita nei sedimenti oceanici in seguito alle precipitazioni atmosferiche e si integra nella lenta crescita delle croste ferro manganesifere, che registrano la chimica degli oceani nel corso di milioni di anni. Tuttavia, le misurazioni effettuate hanno rivelato un quantitativo di isotopi quasi doppio rispetto alle aspettative, suggerendo un evento anomalo su scala globale.

le onde dell'oceano
le onde dell’oceano (fonte: Unsplash)

Le ipotesi attualmente in discussione sono due. La prima suggerisce che circa 10 milioni di anni fa si sia verificata una grande riorganizzazione delle correnti oceaniche, che avrebbe portato a una concentrazione disomogenea di beryllium-10 nel Pacifico. La seconda teoria, di natura astrofisica, ipotizza che il nostro pianeta sia stato colpito da un’intensa pioggia di raggi cosmici, forse a seguito dell’esplosione di una supernova relativamente vicina o del passaggio del Sistema Solare attraverso una densa nube interstellare.

Gli scienziati del Helmholtz-Zentrum Dresden-Rossendorf e delle università di Dresda e Canberra stanno analizzando ulteriori campioni per confermare se l’anomalia sia un fenomeno circoscritto all’Oceano Pacifico o una traccia di un evento cosmico che ha investito l’intero pianeta.

Se confermata, questa scoperta potrebbe offrire un nuovo strumento per datare formazioni geologiche e comprendere meglio la storia della Terra e del suo rapporto con lo spazio profondo.

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