Il cielo è blu per una questione fisica, legata alla diffusione luce. La luce del Sole, infatti, è composta da onde elettromagnetiche. In un range che va dall’infrarosso all’ultravioletto, fino allo spettro della luce visibile, detta luce bianca. Sì, proprio quella che, secondo la vulgata, contiene in sé tutti i colori dell’arcobaleno.
Quando i raggi solari arrivano nell’atmosfera la luce reagisce in maniera peculiare ai gas dell’aria. Le molecole, specialmente quelle di ossigeno e azoto, assorbono l’energia di tutte le onde elettromagnetiche della luce. Solo quelle blu, però, le fanno oscillare in maniera più rilevante. Tanto da produrre a loro volta luce blu, che viene diffusa in modo omogeneo. Ecco perché vediamo il cielo blu. Non è blu di per sé, ma è l’interazione tra luce, onde elettromagnetiche e atmosfera a colorarlo di blu.
Il rosso, invece, non ha lo stesso di tipo di impatto sull’atmosfera. Almeno, non al mattino. Al tramonto o all’alba il cielo è più rosso rosato. Questo si spiega col fatto che quando il Sole scende e si avvicina all’orizzonte, la luce deve attraversare una quantità di aria maggiore prima di arrivare da noi. In sintesi, con il Sole alto, ad arrivare prima sono le onde del blu. Quando il Sole è basso a “vincere” sono le onde associate al rosso. Che sono più ampie e lunghe e quindi sfruttano l’aria in più.
E di notte cosa succede, perché è tutto scuro? La risposta è che il cielo è nero perché l’universo è in espansione. Non è uno spazio infinito dove le stelle sono distribuite uniformemente, perché questa cosa ci garantirebbe un cielo costantemente luminoso. Poiché l’universo è in continuo movimento (e si espande nello spazio e nel tempo), non siamo in grado di vedere la luce delle stelle più remote.
Quindi, alla domanda del paradosso di Olbers, “Come è possibile che il cielo notturno sia buio nonostante l’infinità di stelle presenti nell’universo?“, la risposta dell’astronomo Hubble è stata: perché le stelle più lontane (e la loro luce) non sono osservabili nello spettro visibile con i nostri occhi. Ciò è possibile solo nell’infrarosso. A cui però non siamo sensibili.