Il colore che non esiste è il magenta perché non trova nessuno spazio nello spettro ottico: quando appare davanti agli occhi, il cervello inventa un colore che non corrisponde a nessuna parte dello spettro visibile. A differenza di tutti gli altri colori, il magenta non ha una propria lunghezza d’onda, cioè non esiste. Ma lo vediamo e lo percepiamo.

L’occhio umano rileva i colori tramite dei coni specializzati che sono tre: la prima rileva lunghezze d’onda corte e cioè i blu; i verdi vengono rilevati dalle medie e i rossi da quelle lunghe. Ma non vediamo solamente questi tre colori: i coni si sovrappongono nelle lunghezze e le loro risposte vengono rilevate ed inviate al nervo ottico come segnale generando vari colori.

Il magenta è particolare perché provoca il rilevamento di due lunghezze d’onda che si trovano ai due estremi dello spettro luminoso (rosso e viola). In questo caso, il cervello dovrebbe cercare una soluzione trovando un colore che sia a metà strada tra i due. Ma se lo facesse, otterrebbe il verde, un colore parecchio distante da rosso e viola.
La sua tonalità non viene generata con la luce di una sola lunghezza d’onda, ma può essere ottenuta mescolando uguali quantità di luce blu e rossa. Ecco che dunque il pigmento del magenta assorbe la luce verde, rendendosi il colore complementare di quest’ultimo.
Ed ecco che il nostro cervello proietta il colore percepito su un sito che in realtà è vuoto.
In un video la BBC ci spiega che quando guardiamo un arcobaleno, vediamo uno spettro completo di luce e quindi ogni colore che riusciamo ad immaginare tranne il magenta.
Se pensiamo agli inchiostri delle stampanti, infatti, troviamo quattro colori: il nero e i tre colori sottrattivi primari che sono giallo ciano e magenta.