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Home » Innovazione » Scienza » Si torna a parlare di Chernobyl, c’è una misteriosa impennata di neutroni nel reattore: cosa sta succedendo?

Si torna a parlare di Chernobyl, c’è una misteriosa impennata di neutroni nel reattore: cosa sta succedendo?

Un picco di neutroni a Chernobyl ha fatto temere il peggio, ma la scienza ha trovato la risposta: è colpa dell'umidità, non di una nuova reazione nucleare.
Francesca FiorentinoDi Francesca Fiorentino28 Novembre 2025
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simbolo radioattività
simbolo radioattività (fonte: Unsplash)
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Nel 2019, i dispositivi di controllo collocati sotto la famosa struttura che copre Chernobyl hanno cominciato a segnalare qualcosa di strano: l’attività dei neutroni stava crescendo. Per chi non lo sapesse, i neutroni sono particelle che si liberano durante le reazioni nucleari, e un loro aumento improvviso può far pensare a scenari preoccupanti. Proprio per questo, gli scienziati ucraini si sono messi subito al lavoro per capire cosa stesse accadendo nei resti del reattore numero 4, quello esploso nel 1986.

Quando i numeri hanno iniziato a salire, in molti hanno temuto che il materiale radioattivo sepolto sotto le macerie potesse riattivarsi spontaneamente, dando vita a una nuova e pericolosa reazione a catena. Chernobyl è costantemente sotto osservazione con decine di strumenti che misurano radiazioni e neutroni in ogni angolo delle rovine, proprio per evitare sorprese. Il sensore più delicato si trova vicino alla base del nucleo distrutto, dove ancora oggi si trovano enormi quantità di materiale fuso e altamente radioattivo.

Dopo anni di analisi, l’Istituto per i Problemi di Sicurezza delle Centrali Nucleari dell’Accademia delle Scienze ucraina ha finalmente trovato la risposta, e non c’è nessun pericolo imminente. Il responsabile dell’aumento di neutroni non è una reazione nucleare che si risveglia, ma semplicemente l’acqua che si muove all’interno dei detriti.

cartello alert nucleare
cartello alert nucleare (fonte: Unsplash)

Ma come può l’acqua influenzare i neutroni? La spiegazione è questa: dal 2019 è stata completata una gigantesca struttura a forma di arco chiamata New Safe Confinement, che ha sigillato completamente il sito. Prima di allora, la pioggia entrava liberamente nelle stanze sotterranee, mantenendo tutto umido. Con la nuova copertura, invece, l’ambiente interno ha iniziato ad asciugarsi gradualmente.

I detriti radioattivi sono pieni di piccole cavità e fessure che possono trattenere acqua. Quando l’umidità è presente, i neutroni si comportano in un certo modo: rallentano e rimbalzano diversamente rispetto a quando l’ambiente è asciutto. Con l’evaporazione dell’acqua intrappolata, il modo in cui i neutroni viaggiavano tra i frammenti è cambiato, e questo ha fatto salire le letture dei sensori.

Gli scienziati hanno creato simulazioni al computer molto precise per verificare questa teoria. Hanno ricostruito virtualmente la geometria dei detriti e hanno fatto “viaggiare” particelle simulate per vedere cosa succedeva con diversi livelli di acqua e uranio. Il risultato? Per innescare una vera reazione nucleare servirebbero concentrazioni di uranio molto più alte di quelle effettivamente presenti. Kostiantyn Sushchenko, uno dei ricercatori, ha spiegato che ci vorrebbe il 45% di uranio nel materiale per raggiungere la cosiddetta “massa critica”, mentre le analisi mostrano valori molto più bassi.

Nel 2021, quando i primi dati strani erano emersi, diversi esperti avevano sollevato dubbi legittimi sulla possibilità che qualcosa di pericoloso stesse accadendo in zone difficili da raggiungere. Oggi, con più informazioni e modelli matematici più accurati, il quadro è decisamente più rassicurante. L’aumento registrato dai sensori corrisponde esattamente a quello che ci si aspetterebbe dal semplice prosciugamento dell’ambiente, senza nessuna reazione nucleare in corso.

Ovviamente, il monitoraggio continua senza sosta. Chernobyl resta il sito più radioattivo d’Europa, e capire anche i cambiamenti più piccoli è fondamentale per garantire che tutto rimanga sotto controllo. La buona notizia è che stavolta la scienza ha dimostrato che non c’è nulla di cui preoccuparsi: era solo acqua che si spostava, non atomi che si dividevano di nuovo.

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