Il tumore al pancreas è uno dei più difficili da trattare, come dimostrano la vicenda di Eleonora Giorgi e la morte di Paola Marella avvenuta per un adenocarcinoma duttale. Nella maggior parte dei casi viene diagnosticato in stadio avanzato, quando le opzioni terapeutiche sono limitate. I trattamenti attuali, tra cui chirurgia, chemioterapia e immunoterapia, offrono solo una modesta speranza di sopravvivenza. Tuttavia, una nuova sperimentazione su un vaccino a mRNA sta mostrando risultati incoraggianti, aprendo la strada a un possibile cambiamento radicale nella lotta contro questa malattia.
Un team di ricercatori del Memorial Sloan Kettering Cancer Center di New York ha sviluppato un vaccino personalizzato basato sulla tecnologia a mRNA, la stessa utilizzata per i vaccini contro il COVID-19. Questo vaccino istruisce il sistema immunitario a riconoscere e attaccare le cellule tumorali, trasformandolo in una vera e propria macchina da guerra contro il cancro. La difficoltà principale nel trattare il tumore al pancreas con questa tecnologia risiede nel fatto che queste cellule presentano poche mutazioni riconoscibili dal sistema immunitario. Tuttavia, lo studio ha dimostrato che l’approccio potrebbe essere efficace anche contro questa neoplasia.

La sperimentazione clinica di fase 1 ha coinvolto 16 pazienti con tumore pancreatico operabile, una condizione relativamente rara. Dopo l’intervento chirurgico per la rimozione del tumore, i ricercatori hanno analizzato il materiale genetico delle cellule tumorali di ciascun paziente per creare un vaccino personalizzato. Tutti i partecipanti hanno ricevuto, oltre al vaccino, il trattamento standard che includeva chemioterapia e immunoterapia con atezolizumab.
I risultati sono stati sorprendenti: otto pazienti (il 50%) hanno sviluppato una forte risposta immunitaria, con la produzione di linfociti T in grado di riconoscere e attaccare il tumore. In questi pazienti, il cancro non è tornato per almeno tre anni. Al contrario, tra coloro che non hanno risposto al vaccino, sette su otto hanno avuto una recidiva del tumore. I ricercatori hanno inoltre stimato che nei pazienti con risposta positiva, il 20% delle cellule immunitarie potrebbe rimanere attivo per decenni, garantendo una protezione prolungata.
Nonostante questi risultati promettenti, la ricerca è ancora nelle fasi iniziali. Le sperimentazioni cliniche di fase 1 servono principalmente a testare la sicurezza e la fattibilità di un trattamento, mentre l’efficacia a lungo termine sarà valutata in studi più ampi. Tuttavia, gli esperti concordano sul fatto che il potenziale di questa terapia sia enorme.
Un altro aspetto interessante della ricerca riguarda la possibilità di sviluppare vaccini “pronti all’uso”, che non richiedano la personalizzazione per ogni paziente. Circa il 90% dei tumori pancreatici presenta una mutazione comune, chiamata KRAS, che potrebbe essere sfruttata per creare vaccini standardizzati, rendendo la terapia più accessibile e veloce da somministrare.